Ieri, alla vigilia delle elezioni presidenziali in Yemen, le forze di sicurezza si sono mobilitate nel sud del Paese, dove sono esplose le tensioni tra polizia e ribelli separatisti del “Movimento sudista” che invitano a boicottare il voto per l’elezione del successore di Saleh. L’unico candidato a premier alle elezioni di oggi è Abd Rabbo Mansour Hadi, vicepresidente dal 1994. Tale elezione si svolgerebbe in virtù di un accordo di transizione che segna la caduta del presidente Ali Abdallah Saleh, al potere da 33 anni e fortemente contestato dall’ondata di rivolte popolari nel corso degli ultimi dieci mesi, appoggiate da una forte pressione internazionale per la cacciata del dittatore yemenita.
Aden, la principale città del sud dello Yemen, è stata pattugliata da forze governative nell’attesa di rinforzi in arrivo dalla capitale Sana. Negli ultimi giorni attacchi ad uffici elettorali e ai seggi si sono intensificati sensibilmente. Tra la notte e la mattina di lunedì la polizia ha lanciato un’operazione massiccia durante la quale ha tratto in arresto un numero notevole di partigiani armati del Movimento sudista che mira ad impedire , con la forza, agli elettori di recarsi alle urne. Domenica sera un razzo, lanciato da membri del Movimento come atto intimidatorio, ha colpito un centro elettorale a Khour Maksar, un quartiere della città di Aden, senza fare vittime.
L’ala più dura del Movimento sudista, guidata dall’ex vicepresidente yemenita Ali Salem Al Baid, attualmente in esilio, ha invitato i partigiani a impedire lo svolgimento dello scrutinio pur dovendo ricorrere ad atti di violenza. Per oggi era stata annunciata “la disobbedienza civile” nel sud del Paese, annesso nel 1990 e che ancora anela a riconquistare la sua indipendenza.