PROCESSO CHERNOBYL: DA SANTA MARIA CAPUA VETERE A SALERNO

Antonio Citera

SALERNO – Passa nelle mani del Tribunale di Salerno il Processo per l’operazione “Chernobyl”, un traffico di veleni, con smaltimento illecito di rifiuti nei terreni agricoli. Coinvolte anche persone e terreni del Vallo di Diano. Il processo nato dall’operazione denominata ‘Chernobyl’ incentrata sui reati ambientali partita da un’indagine del 2007 della procura di Santa Maria Capua Vetere, non si celebrera’ nel tribunale casertano, ma nel palazzo di giustizia di Salerno. E’ la decisione presa dai giudici della prima sezione penale del tribunale sammaritano, presidente Orazio Rossi, a latere Francesca Auriemma, che hanno accolto una eccezione presentata dai legali dei 38 imputati, tutti imprenditori, agricoltori e amministratori pubblici. Il tribunale si e’ dichiarato incompetente per territorio, in quanto i reati principali contestati agli imputati sarebbero stati commessi nel territorio salernitano. Tra gli altri, infatti, vennero incriminati due agricoltori di Teggiano, nel Vallo di Diano (uno dei quali morto nel 2010), per aver accettato di smaltire illegalmente fanghi di depurazione anche provenienti dall’Ucraina nei propri terreni. L’inchiesta, condotta dal pm della procura di Santa Maria Donato Ceglie, ora in procura generale di Napoli, aveva mostrato che novecentomila tonnellate di rifiuti erano state interrate in maniera fuorilegge tra le province di Caserta, Salerno, Benevento e Foggia. Il rischio che corre questo procedimento e’, dunque, la prescrizione, come il dibattimento nato dall’operazione  ‘Cassiopea’, che nel 2003 porto’ alla luce traffici di rifiuti pericolosi tra le industrie del Nord e il Casertano, dove i fusti venivano sotterrati, concluso con il non luogo a procedere per i  95 imputati. Intanto nel Vallo di Diano si aspetta ancora un’azione di bonifica sui terreni individuati. Infatti, già dal 2007, allorquando  la notizia dell’individuazione dei terreni coinvolti nel traffico illecito di rifiuti speciali pericolosi venne alla luce, ha creato non poche preoccupazioni agli abitanti del comprensorio. In questi anni i terreni confinanti con quelli contaminati sono stati coltivati ed i prodotti della terra sono stati venduti e consumati. Ma a distanza di più di quattro anni, nessuna bonifica è stata effettuata sui luoghi incriminati. I terreni su cui venivano versati i rifiuti tossici, ricadono stando al decreto della Procura di Santa Maria Capua Vetere, nei comuni di Sant’Arsenio, San Pietro al Tanagro, San Rufo e Teggiano. Negli stessi, sarebbero stati sversati rifiuti speciali provenienti, in gran parte, dalle navi attraccate o ormeggiate presso il porto di Napoli. E che, dopo essere stati trattati, in assenza di lavorazione o depotenziamento della carica inquinante, sono stati abbandonati su fondi agricoli.

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