IL PELO E LA TRAVE

di M. Ingenito

Di fronte alla legge sono entrambi punibili: il ladro di arance e quello di case. In sintesi, è questa la morale del quotidiano IL GIORNALE di Milano nel titolo di fondo di ieri: “Anche i tedeschi rubano”.

Bene, sotto il profilo strettamente giuridico ed etico, l’affermazione non fa una grinza.

Il Capo di Stato tedesco Christian Wulff riceve da un amico imprenditore un prestito a tasso agevolato di 500.000,00 euro per la casa (pur sempre il 4%), ingaggia (stupidamente) un duello mediatico con la corazzata dell’informazione tedesca – il BILD ZEITUNG – e finisce puntualmente al tappeto. Morale: dimissioni inevitabili.

Alla prossima visita in Italia, dunque, niente più corazzieri e picchetti d’onore in compagnia del collega italiano, il Presidente Giorgio Napolitano. Tutto al più una tazza di tè riservata, previo ingresso di servizio del Quirinale.

Ah, dimenticavamo. Altro grave ‘reato’ da dimissioni dell’ex-Presidente Wulff avere ottenuto favori anche da un produttore cinematografico, l’amico David Groenewold. Fondatore della Waterfall Productions, nel 2007 avrebbe ottenuto una fidejussione di oltre 4 milioni di euro proprio dalla regione amministrata in quel tempo da Wulff. Quella società non sarebbe in realtà mai esistita, anche se ciò non impedì all’imprenditore di pagare un soggiorno di pochi giorni al politico in un albergo dell’isola di Sylt.

Puzza di bruciato, quindi, per la dirittura morale di Wulff e affondo definitivo del BILD ZEITUNG, che aveva scavato a fondo su questo altro episodio non meno discutibile rispetto all’altro.

Va tutto bene. Il Presidente si è dimesso, nulla da eccepire. Eccepiamo, invece, questo contorto patriottismo del GIORNALE di Sallusti, che sembra mettere sullo stesso scanno agevolazioni finanziarie e un breve soggiorno in albergo da una parte (quella tedesca) e, dall’altra (quella italiana) la scomparsa di decine di milioni di euro dalle casse di partiti italiani finanziati da noi.

Chiariamo meglio. Sull’uno (italiano) e l’altro (tedesco) caso, il quotidiano milanese ha sparato a zero al momento opportuno. E ha fatto bene, anzi benissimo. Tuttavia, per chi legge, sembra quasi che i due episodi siano appaiati. Affatto. Perché, mentre Wulff si è dimesso, il nostro senatore democratico (si fa per dire) continua democraticamente a rivestire la comoda e protettiva poltrona.

Non dipende da Sallusti, certo. Ma questa è, purtroppo, la differenza. Urlare, quindi, all’analogia dei comportamenti illeciti può far bene da una parte, ma induce a pensare, dall’altra, che quei due comportamenti siano identici nella gravità. Sul piano morale certamente. Su quello materiale li divide l’abisso.

Così, mentre in Germania il Presidente della Repubblica salta comunque, in Italia il senatore democratico, che ha rubato letteralmente, continua a stare in sella.

Per spirito di patria ci può pure stare lo sfottò ai tedeschi in tempi di loro predominio spietato nell’Europa che politicamente conta. Ma equiparare il pelo alla trave è come consolarsi a parole e continuare a soffrire nella sostanza.

Cosa ne dice quell’ex-ministro berlusconiano che ignorava di avere ricevuto consistenti benefici ‘spontanei’ per una casa di lusso di fronte al Colosseo? Non ci risulta che si sia dimesso dai poteri politici ricoperti.

Eppure, la barca va, dicono gli ottimisti. E allora meglio chiederlo ai pessimisti, diciamo ai realisti che tirano la cinghia giorno dopo giorno e ancor più la tireranno chissà per quanto tempo ancora.

 

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