Grecia: quali conseguenze dietro al suo fallimento?

Filippo Ispirato

La Grecia continua in questi giorni a tenere con il fiato sospeso i suoi cittadini e l’opinione pubblica europea, che teme per un eventuale fallimento ed un effetto contagio verso i paesi in difficoltà, Portogallo in primis. Ma qual è la situazione oggi? Siamo ancora in una fase di stallo, tanto che l’incontro di ieri previsto a Bruxelles tra i ministri dell’economia e delle finanze dell’Unione Europea, in cui si doveva discutere ed affrontare il piano di interventi presentato dal Governo Papademos, si è trasformato in una semplice videoconferenza in cui l’esecutivo greco dovrà esporre le linee guida che intende implementare per recuperare altri 325 milioni di euro e raggiungere gli obiettivi di riduzione del debito e di contenimento del deficit.

I limiti, piuttosto forti, legati al salvataggio greco sono legati ad alcuni fattori:

–        la storica diffidenza da parte dei governi europei, in particolar modo di quelli del Nord e della mitteleuropa, nei confronti dei politici ellenici, considerati poco affidabili e facilmente inclini a disattendere gli impegni presi e che premono per una sua uscita dall’Euro (tra gli altri Olanda, Finlandia e Germania)

–        le imminenti elezioni ad Aprile, che con molta probabilità potrebbero comportare dei nuovi rimpasti di governo o l’ascesa al potere di nuove coalizioni di partiti contrari alle manovre “lacrime e sangue” imposte dalle istituzioni europee ed internazionali

–        un’opinione pubblica interna fortemente contraria a delle misure considerate ormai da tempo insopportabili

Oggigiorno si è in attesa, dopo questo prevertice in videoconferenza, di un incontro a Bruxelles previsto per il 20 Febbraio, in cui si deciderà il futuro di Atene. Intanto per le piazze della capitale si fanno sempre più forti gli scontri tra i cittadini e le forze di polizia; la gente è ormai esasperata dalla continua richiesta di tagli e sacrifici. Si prevede un’ulteriore decurtazione delle pensioni, dei salari minimi, nuovi licenziamenti nella pubblica amministrazione e vendita di beni statali.

Tutto è necessario a far cassa in un convulso e spasmodico tentativo di far quadrare i conti per sbloccare il finanziamento di 145 miliardi di dollari necessario alla nazione, ormai sull’orlo del baratro. Inimmaginabile solo qualche anno fa, Atene in questo periodo sembra ricordare la Buenos Aires del 2001, alle prese con scene di guerriglia urbana, proteste e cortei, file di impiegati alla mensa dei poveri, casi di bambini malnutriti soprattutto nelle zone interne e depresse del paese e giovani laureati costretti ad emigrare all’estero, depauperando il patrimonio culturale ed intangibile del paese.

Molti si chiedono che conseguenze si potranno avere da un fallimento della Grecia, evento sempre più probabile con il passare del tempo. Come tutto ciò influirà sugli investimenti?

Facendo un’analisi economica a freddo, va sottolineato che l’insolvenza greca è già stata in qualche modo inglobata ed assorbita dai mercati finanziari per almeno due motivi:

–        la Banca Centrale Europea ha già erogato nei primi mesi una prima tranche di aiuti prestando liquidità alle banche al tasso dell’1%, consentendogli in tal modo allontanare il rischio di contagio con una maggiore solidità finanziaria per affrontare eventuali crisi nei sistemi finanziari

–        la banche e le assicurazioni, principali creditori della Grecia, hanno già in qualche modo incamerato le potenziali perdite in caso di default tecnico del paese, che si realizzerebbe con la rinegoziazione e parziale svalutazione del debito

 

La dimostrazione si è avuta sui mercati finanziari: il temuto rischio contagio non si sta verificando. Basti osservare il caso Italia,  in cui l’andamento dello spread Bund Btp che, in questi giorni di tensione in Grecia, si è mantenuto stabile. Le borse, soprattutto New York, hanno risentito solo in maniera lieve dello stato di tensione in Grecia, segno evidente che il fallimento guidato sarebbe il male minore per tutti, sia per l’unione europea che per i cittadini ellenici ormai stremati da continue manovre restrittive che hanno comportato una contrazione dell’economia Greca del 7% rispetto all’anno precedente, senza neanche arrivare ad una soluzione definitiva di risanamento dei conti pubblici.

Nel breve ci sarebbero gli unici effetti temporanei di leggera instabilità legati al fallimento, ma nel lungo periodo non si avranno effetti destabilizzanti per l’Eurosistema.

 

 

 

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