SAN REMO – Sarà stata la triste notizia annunciata dal Presidente del Consiglio Mario Monti ’’Niente giochi olimpici a Roma nel 2020’’, ma il 62 ° festival della canzone Italiana, nel giorno di San Valentino, con Luca e Paolo, è iniziato sotto una cattiva stella per l’ascolto delle 14 canzoni in gara. Il Governo in sostanza, non se la sente di gravare sulle tasche dei contribuenti. Ritorniamo alle canzoni! Troppo cattivo gusto, molta trivialità, parolacce mai sentite in una gara di canzoni ma soprattutto i telespettatori sono stati ripetutamente invitati dal duo Luca e Paolo a pagare il canone. Ripagati indubbiamente a male parole! Per fortuna degli abbonati RAI all’ARISTON c’è il molleggiato che non prende un centesimo! Io per la verità sono molto perplesso sul lucro cessante dell’ex ragazzo della Via Gluck. Ad aggiustare la serata è stato il Cantante di Monghidoro, nonostante il ricovero della giovanissima partner, ed il Lucano Rocco Papaleo, conduttore tecnico. Ho avuto modo di conoscere la bravura di Rocco Papaleo all’estate Salese dell’anno scorso, all’Arena Cappuccini, Sala Consilina. Anche Rocco Papaleo qualche parolaccia tipo Mi…, Sver…. l’ha detta, forse per essere in linea con Luca e Paolo. Una domanda sorge spontanea per gli autori delle serate sanremesi: “secondo voi aumentando il cattivo gusto aumenta l’audience?”. Oltretutto sono battutacce che non fanno nemmeno ridere! Non me parliamo poi della pletora dei giurati (300) e del sistema elettronico di votazione molto sofisticato ed in barba ai costi si è addirittura inceppato. Per la verità funziona meglio il sistema che viene adottato nelle gare canore amatoriali paesane con il sistema dell’alzata della cosiddetta ‘’ paletta’’, numerata da 5 a 10 che certamente non si inceppa! Bene ha detto a proposito Rocco Papaleo ‘’Siamo tecnici , lavoriamo a mano’’. Gianni Morandi ha garantito che la votazione sarà regolare infatti i giurati in barba alla segretezza del voto firmeranno la scheda! (Sic) Beati gli ultimi, e dulcis in fundo arriva il predicatore Celentano e rivolgendosi ai preti: “Parlate del paradiso e chiudete i giornali l’Avvenire e Famiglia Cristiana ed aiutate Don Gallo che si è dedicato agli ultimi e subito anche Celentano ha mollato una parolaccia. Sui gusti non si può disputare! Peccato che Rocco Papaleo non legge il vocabolario perché dice sempre le stesse cose ed allora dice il molleggiato dobbiamo cambiare il vocabolario e dal pubblico Pupo: ’’Ma chi ti credi di essere?’’ e concludendo il referendum, la consulta, il popolo sovrano in bocca a Morandi, Celentano, Papaleo e Pupo (alto quanto basta) come se non bastasse Antonio di Pietro. Poveri noi dove siamo capitati. I Sapientoni del nulla (Pupo). Piero Calamandrei si rivolta nella tomba. Per fortuna sono solo canzonette!
Quello di Celentano, rivolto a sacerdoti e fraticelli rappresentanti la base del clero, è stato un sermone che non risulta aderente alla realtà dei fatti.
Non è a costoro, infatti, che andava rivolta la predica, ma a chi rappresenta le alte gerarchie…
Evidente, quindi, che casi come quelli di Elisa Claps o Emanuela Orlandi, non hanno insegnato nulla.
Ma ha ragione Cusati: sono solo canzonette. Brutte.