D’Andrea: camorra, carcere, risarcimento

Aldo Bianchini

SALERNO – E’ stato, forse,  uno dei più temibili e sanguinari camorristi della storia della nostra provincia. E’ stato, certamente, la gola profonda più profonda” del pentitismo di maniera che mai sia stato amministrato dalla Procura della Repubblica di Salerno. Si chiamava Cosimo D’Andrea. E’ morto nel carcere di Poggioreale nel 2001. Ha raccontato, come spesso accade, di tutto e di più per non dire assolutamente niente. A dieci anni dalla sua morte la Suprema Corte ha condannato, per omicidio colposo, il medico Michele Galante che nel 2001 era primario dell’ospedale Cardarelli di Napoli dove D’Andrea fu ricoverato in fin di vita e poi dimesso per “comportamenti oppositivi e rifiuto di cure” e rinviato in carcere. Solo successivamente venne accertato che il regime carcerario era incompatibile con le condizioni psico-fisiche del condannato che stava scontando una pena di oltre dieci anni di carcere. Ora, forse, si riapre il caso della sua morte con probabile risarcimento danni a favore dei familiari, primo fra tutti il fratello Damiano che in tutti questi anni ha portato avanti la battaglia legale. Il suo caso sarà portato all’attenzione pubblica nel corso del convegno “Morire in carcere” organizzato per il 27 gennaio prossimo nell’aula consiliare del comune di Salerno dalla DEA (l’associazione rappresentata dall’avv. Forlani che ha difeso in cassazione i congiunti del D’Andrea). Ma chi è stato davvero Cosimo D’Andrea, riconosciuto come capo di un’organizzazione camorristica che per decenni, e forse ancora oggi, spadroneggia in tutta la Piana del Sele ed anche oltre? A mio sommesso avviso è stato si un camorrista ma un “camorrista buono”, nel senso che aveva basato tutta la sua potenza sull’apparente ed imponente stazza fisica pur manifestando in più occasioni la sua magnanimità soprattutto nei confronti dei più deboli. Sulle sue capacità imprenditoriali sono state scritte numerose sentenze e centinaia di pagine investigative. Aveva la grande capacità di accaparrarsi patrimoni immobiliari immensi ma anche la sbadataggine di intestarli a parenti ed amici fino al punto di non poterli più ricondurre sotto la sua diretta proprietà; numerosissimi sono gli esempi in materia, sarebbe molto difficile ed anche rischioso andare a scavare in queste delicate pieghe. Fatto sta che alla fine dei suoi giorni si è ritrovato quasi in assoluta miseria dopo aver gestito, almeno così sostengono in tanti, milioni e milioni di euro. Aveva un difetto macroscopico, quello di parlare troppo e spesso in maniera esponenziale, alla stregua di “Pascalone ‘e Nola” al quale un po’ somigliava per la sua corporatura e per la sua verve dialettica. L’ultimo magistrato a sentirlo è stato Antonio Centore (DDA di Salerno) che lo interrogò presso il carcere di Opera a Milano alle 11.35 del 19 luglio 2001, pochi mesi prima che D’Andrea morisse. Un interrogatorio di oltre cento pagine dattiloscritte per dire tutto e niente. Il pm Centore colse l’occasione per porgli anche alcune domande sul Sea Park (oggi il processo è ancora in corso a Salerno), leggete cosa rispose il camorrista carcerato: “”Insospettabili!! I nomi non me li ricordo, perché li vidi su internet l’ultima volta e non me li sono scritti e me li sono dimenticati. Questi qua stanno facendo una delle più grandi iniziative d’Europa, vicino a voi, non ne sapete niente? …. Ma come vicino allo stadio Arechi e voi non sapete niente …..””. Il magistrato risponde che qualcosa aveva letto sul Sea Park ma solo dai giornali e il camorrista ribatte: “”E non avete capito niente…..e avete letto male, quelle sono sue cose distinte e separate, queste qua. Per quanto riguarda l’Ideal Standard il Comune ha messo De Luca ieri e oggi. Come si chiama il sindaco? …. De Biasi, benissimo, hanno fatto una convenzione con questa ditta che non da nessuna garanzia né di solvibilità né di onorabilità …… Come lo so ?  stai a sentire mi hanno detto …tu… noi mettiamo in mobilità 180 persone, tu devi riconvertire ….. e fare in modo di dare lavoro a questa gente …. Se tu ci fai questo favore noi ti diamo non so quanti ettari ed ettari vicino allo stadio Arechi, dove tu puoi fare questo grande acquario … che è il più gbrande d’Europa, significa il più grande d’Europa…debbono affluire 40-50milioni all’anno di spettatori….questo è un finanziamento di 3-400miliardi di lire…””. Il dottor Centore chiede a chi andranno tutti questi soldi e D’Andrea risponde: “”E a chi andranno, dottò, se ci sto io in mezzo vengono una parte, pure una parte a me…””. L’interrogatorio continua, arriviamo alla pagina 115, il magistrato chiede specificamente notizie sui soldi e D’Andrea dice: “”Ha capito ed allora me ne ha parlato a me dice <Cosimo vuoi intervenire in questa vicenda, perché questi soldi non ne tengono così, così, così, mi ha fatto parlare con qualcuno e mi ha spiegato tutto ….> e questo è il fatto del Sea Park””. A pag. 117 il dottor Centore affonda e chiede: “E De Luca c’entra qualcosa in tutto questo?”. Laconica la risposta: “”E’ lui, lui in campagna elettorale ha cavalcato il ccavallo di questa cosa qua, che avrebbe portato a Salerno questa cosa, è lui che lo fa””. Al che Centore dice: “Va bene d’accordo, approfondiremo separatamente. Poi?”, gli fa eco il camorrista dicendo “”Ci volessimo fermare quasi?””. L’interrogatorio, dopo 118 pagine, finisce con la promessa di continuare in altra data per approfondire specifici argomenti; il verbale viene chiuso ed allo stesso viene allegata la bobina della fonoregistrazione. Poco tempo dopo Cosimo D’Andrea muore. Un interrogatorio inutile, 118 pagine difficilmente utilizzabili a dibattimento per la mancanza di qualsiasi prova oggettiva. Questi era Cosimo D’Andrea, un uomo che ha parlato tanto e ha detto tutto per non dire niente.

One thought on “D’Andrea: camorra, carcere, risarcimento

  1. Mancanza di prova oggettiva?!!! …si chiama così il mancato approfondimento.Le pietre di Salerno conoscono la verità.

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