Gambino/20: pentiti “for ever”

Aldo Bianchini

SALERNO – Continuerò a spiegare, fino alla noia, che l’utilizzo dei pentiti da parte della Procura della Repubblica di Salerno è fuorviante e distruttivo. Non sono io che lo dico ma la storia di questi ultimi venti anni in cui ne abbiamo viste di cotte e di crude. Della questione se ne occupò addirittura la Procura della Repubblica di Napoli che censurò quella di Salerno per il modo inusuale con cui venivano gestiti e utilizzati i pentiti. Tutto questo l’ho scritto diverse volte anche se, ovviamente, non è valso a niente. Nessuno, soprattutto nel mondo dell’informazione, che si sia preso la briga di andare non a leggere i miei articoli ma di andare a documentarsi nelle sedi ufficiali  acquisendo atti, ordinanze e sentenze. I rendo conto che, purtroppo, neppure l’esito del cosiddetto “processo California” ha insegnato niente a nessuno. Nonostante tutto questo, dicevo, ecco di nuovo i pentiti su tutte le prime pagine dei  giornali nostrani con titoli a tutta pagina e ad effetto: “Gambino erra un uomo del gruppo della Lamia” (Il Mattino), “I pentiti incastrano Gambino: <50 euro a voto>” (Roma-Cronaca), “Un clan guidato da Gambino” (La Città), “Palazzo Criscuolo, Gambino: ne rispondo io” (Il Mattino), “Ecco perché Gambino agiva come un boss” (Metropolis), “I clan appoggiavano Gambino” (La Città), “Gambino, le accuse dei Greco e di Principale”. Insomma la “saga dei pentiti” pur di costruire castelli accusatori e di distruggere vite e professioni, poco importa se alla fine tutto finirà in una bolla di sapone, tanto se accadrà se ne parlerà almeno fra dieci anni, quando gi effetti emozionali della devastante campagna mediatica saranno spenti da tempo, i magistrati inquirenti saranno altrove, la gente comune avrà dimenticato e tutto filerà liscio come se niente fosse accaduto. Del resto è sotto gli occhi di tutti la devastazione del pentitismo in senso lato, quello che i singoli pentiti hanno combinato con le loro “esplosive rivelazioni” dispensate a rate soltanto per l’ottenimento dei benefici di legge, quello che le Procure hanno perpetrato (e parlo di tutti gli inquirenti!!) in danno di cittadini onesti solo per il fatto di non saper più investigare e di trovare estremamente utili le delazioni dei pentiti, quello che hanno combinato i pentiti di gruppo con le loro conferme su riscontri inesistenti, e come tutto questo sia inesorabilmente caduto al cospetto dei vari tribunali e nelle varie sedi processuali. Perché, mi chiedo, è necessario attendere i processi per fare giustizia quando ormai è troppo tardi e quando anche l’ultimo anelito di giustizia è caduto per sempre. La cosa più amara da digerire riguarda, però, i magistrati inquirenti che nonostante i ripetuti insuccessi in sede processuale continuano imperterriti ad avvalersi della collaborazione dei pentiti. “Pentiti for ever” (pentiti per sempre) scrisse qualche anno fa sul Corsera un noto personaggio nazionale, raggiunto da iniqui provvedimenti restrittivi, per commentare e criticare l’azione degli inquirenti. “Pentiti for ever” si adatta perfettamente anche all’azione dei magistrati salernitani e spero per loro che anche questa volta non abbiano preso un abbaglio. Per la cronaca, a vantaggio dei più giovani, ricordo quando la Procura di Salerno in una notte di maltempo cince letteralmente d’assedio la clinica privata “La Quiete” di Capezzano per stanare il pericolosissimo fuggiasco Carmine Alfieri (capo dei capi della camorra campana) lì destinato dall’allora ministro Carmelo Conte o quando gli uomini dei Ros fecero irruzione in una delle abitazioni di Giovanni Maiale (capo dalla camorra della piana del Sele) per sequestrare un pugno di volantini di pubblicità politica per dimostrare, secondo loro, l’esistenza di rapporti stretti tra il clan Maiale e Conte con relativo pagamento pro-voto di una quota fissa. Esattamente come i pentiti di Pagani che avrebbero rivelato che Gambino pagava 50 euro per ogni promessa di voto. Cose davvero inaudite, cose che però ancora oggi fanno presa mediaticamente sull’immaginario collettivo, purtroppo. Alla prossima.

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