L’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ha approvato il nuovo piano fiscale che prevede un’impennata delle imposte e la popolazione Cisgiordana scende nelle piazze e chiede le dimissioni del primo ministro palestinese, Salam Fayyad.
Continuano incessanti le proteste dei palestinesi nelle città di Hebron, Ramallah, Nablus, Betlemme e Salfit, in Cisgiordania, contro l’aumento delle tasse annunciato dal nuovo piano fiscale, definito necessario dal primo ministro per far fronte al calo degli aiuti esteri. La manovra sarebbe da considerarsi inevitabile a fronte del congelamento dei finanziamenti provenienti da alcuni donatori di vecchia data quali gli Stati Uniti, oltre che per ridurre la dipendenza dei Territori Occupati dagli aiuti economici stranieri.
Il piano fiscale crea malcontento soprattutto tra i più poveri, ma a risentirne sono tutte le classi sociali, soprattutto per le già scarse opportunità di sviluppare un’economia interna solida a causa dell’occupazione israeliana. A ciò si aggiunge il fatto di non poter sfruttare a pieno le risorse della Cisgiordania, a forte vocazione agricola, i cui terreni sono spesso oggetto di espropri a danno della popolazioni palestinese, praticati dall’amministrazione israeliana per la costruzione di nuovi insediamenti. Badran Jaber, del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ha dichiarato:
“il governo vuole aumentare le sue entrate mentre l’occupazione israeliana impedisce ai palestinesi di controllare e gestire le proprie terre”, inoltre “le nuove misure creeranno alti tassi di disoccupazione”, ha commentato Othman Abu Sabha, membro del National Initiative Party.
La manovra prevede un’imposta sul reddito pari al 30% e tagli drastici alla spesa pubblica, colpendo così i settori della sanità e dell’istruzione. A ciò si aggiungono un alto tasso di inflazione e i costi salatissimi dell’elettricità acquistata da Israele e per cui, negli ultimi mesi, è stato registrato un aumento delle bollette, il cui importo è più che raddoppiato, secondo dati forniti dal Palestinian Center Protection Society.
Anche il settore privato ha subito il duro colpo dell’aumento delle imposte: le attività dei commercianti e degli imprenditori era già state messe a dura prova della crisi economica. Gli aiuti economici provenienti dall’estero avevano consentito la crescita della domanda dei beni di consumo, compresi quelli più cari, facendo salire, così, anche le vendite che, a seguito della riforma fiscale, stanno già subendo un brusco calo.