Maria Chiara Rizzo
I combattimenti si spingono alle porte della capitale. L’armata siriana ha dispiegato, domenica scorsa, circa 2 mila militari arrivati con forniture belliche nella periferia di Damasco con lo scopo di riconquistare il controllo dell’area, caduto nelle mani degli insorti. Il regime siriano sembra aver lanciato una forte offensiva a partire dalla scorsa settimana contro le grandi piazze di contestazione nella provincia di Damasco e non solo. Convogli di militari sono stati inviati anche nel centro di due grandi città protagoniste della “primavera siriana”, Homs e Hama. Secondo dati forniti dall’Osservatorio siriano dei Diritti dell’Uomo, solo nella giornata di domenica scorsa la repressione ha causato la morte di 80 persone, di cui la metà civili. L’azione militare è tesa a bloccare la potenza crescente delle milizie dei ribelli, riuniti sotto il nome di “esercito siriano libero.” Composte da civili armati e da dissertatori delle truppe ufficiali del Paese, le milizie mancano di organizzazione e coordinamento, rendendo, in molti casi, la loro azione poco efficace. La recrudescenza della violenza ha spinto la Lega Araba a sospendere la sua missione lanciata il 26 dicembre scorso, ritirando i suoi osservatori. Ora si fa largo la possibilità di un’azione congiunta portata avanti da alcuni Paesi europei e Paesi arabi che stanno provvedendo alla messa a punto di un progetto da presentare nel corso di questa settimana al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il testo del nuovo piano di intervento riprende alcuni elementi di quello della Lega Araba, rifiutato da Damasco, che prevedeva il trasferimento dei poteri dal presidente Assad al vicepresidente Farouk Al Chareh, la creazione di un governo nazionale e l’indizione di elezioni libere. Dopo mesi di stallo, a causa del veto di Russia e Cina posto ad ogni proposta di intervento straniero in Siria, il nuovo piano si propone di superare l’empasse. Sotto la spinta di Francia, Turchia e Qatar, il cui emiro ha chiesto l’invio di truppe arabe in Siria per garantire la protezione dei civili, il Consiglio Nazionale siriano (CNS), principale coalizione di opposizione, si è pronunciato a favore di un intervento internazionale, nella speranza di non incontrare nuovamente l’opposizione della Russia. Intanto quest’ultima ha condannato la sospensione della missione della Lega araba e ha fatto sapere che sanzioni e cambiamento di regime costituiscono una linea rossa.
direttore: Aldo Bianchini