Aldo Bianchini
MONTE SAN GIACOMO – Un applauso iniziale accoglie l’apertura dei lavori per salutare la recente assoluzione in appello dell’ex ministro Carmelo Conte nell’ambito del processo “California”. L’impatto è forte, vedere seduti allo stesso tavolo l’ex ministro Carmelo Conte e uno degli uomini forti de “Il Mattino”, Antonio Manzo, fa specie, soprattutto pensando a cosa riuscì a combinare quel giornale contro l’allora politico più potente della Campania e non solo. Ma allora erano altri tempi dirà qualcuno, l’epoca di Pasquale Nonno non ha nulla a che vedere con il quotidiano più letto del Mezzogiorno. Sarà, ma io la vedo in maniera molto diversa. Il tavolo per la presentazione del libro “Il sud al tempo degli italiani” è, comunque, di prima grandezza: Valdo Spini, Carmine Pinto, Antonio Manzo, Donato Pica, Raffaele Accetta e la moderatrice Angela D’Alto perfetta per come ha condotto la serata e la discussione. I saluti spettano al sindaco di Monte San Giacomo Raffaele Accetta che ricorda a tutti il rilancio culturale che sta ripartendo dal Vallo di Diano ed in particolare dal piccolo ma propositivo comune di Monte San Giacomo. L’on. Donato Pica ha rifatto la storia in breve di questi ultimi anni del secondo periodo del berlusconismo ultima maniera con la stasi di ogni attività amministrativa. Il docete universitario Carmine Pinto entra subito nel merito dl libro e della complessità dei temi posti da Conte con il suo libro a cavallo di cinque generazioni familiari e di undici generazioni storico-politiche. Pinto si pone in maniera abbastanza critica rispetto alle tesi di Conte pur rispettando l’autenticità storica delle stesse, il distinguo è sulle ragioni politiche e interpretative degli eventi che hanno segnato la storia reale dall’ottocento fino ad oggi. Il distinguo diventa più forte sulla qualità dell’apporto del sud nel mondo dell’economia nazionale: per Conte è negativo, per Pinto è complesso con uno sfondo positivo. Il libro di Conte, ha detto Manzo, suscita alcune riflessioni di carattere storico, etico, politico e sociale, insomma una passeggiata attraverso tre secoli, dall’ottocento fino ai giorni nostri. Sul piano squisitamente politico, ha continuato Manzo, è stato utile evitare la meridionalizzazione dello stato che poteva portare soltanto danni senza benefici. E’ vero, sono d’accordo con Manzo, quando ha detto che Carmelo Conte in questo ultimi venti anni è stato sulla scena pubblica più come saggista politico che come protagonista politico grazie anche, aggiungo io, al potere mediatico de Il Mattino ch all’alba di tangentopoli scelse di distruggere l’allora ministro delle aree urbane, cosa questa molto dannosa per tutto il mezzogiorno. Come tanti magistrati anche Il Mattino dovrebbe portare sulla coscienza un peso insopportabile. Valdo Spini ha fatto, invece, un’analisi prettamente politica degli ultimi venti anni della storia del nostro Paese che nel libro traspare anche in maniera molto efficace. “Siamo stati sempre utilizzati come colonie dove piazzare i prodotti delle industrie del nord. Il mezzogiorno non è stato mai al governo pur essendo stato sempre con il governo”. Con questa affermazione Conte riesce a tagliare ogni spunto polemico del dibattito e spiega a tutti la grande differenza nella gestione del potere a solo vantaggio del nord rispetto al sud. Nè del resto si può sempre evocare la cattiva morale delle classi dirigenti del sud per giustificare lo strapotere e la tracotanza del nord. Altro che “sacco del nord” come di recente ha scritto Luca Ostilio Ricolfi (professore ordinario di scienze sociali presso l’Università di Torino), qui c’è stato per oltre un secolo il sacco del sud. Conte infine, da par suo, chiude alla grande con un’affermazione che travalica i confini della politica: “Io non ho paura di Berlusconi in se, ho paura del Berlusconi in me!!”.
direttore: Aldo Bianchini
Gli uomini politici come Conte,con le luci e le poche ombre,saranno ricordati per la fattività,la concretezza e l’efficienza del loro operato a Roma.I meriti di Conte non li ha offuscati il deluchismo con i suoi annessi e connessi. Altra cosa è la denuncia di quegli anni del Mattino:aveva dei suoi lati di fondatezza ed era il segno di una faida politica del territorio tra emergenti,emersi e sommersi.
Concordo in buona parte con il commento di S.Memoli, non capisco però perchè si ostini a salvare Il Mattino che in quegli anni fece davvero “informazione spazzatura e prezzolata”. Ricordo che all’epoca Il Mattino presentava in prima pagina, in alto a destra e sinistra, la pubblicità dell’impresa di autotrasporti di tal Pasquale Galasso, pubblicità che scomparve non appena Galasso fu arrestato per camorra. Ma caro S.Memoli di Galasso camorrista lo sapevano anche le pietre ed ancor prima che fosse arrestato. Saluti a tutti.