Michele D’Alessio
TEGGIANO – Anche quest’anno, il 17 Gennaio, in molte località Italiane ci è stata la benedizione degli animali, nel Vallo di Diano, la consacrazione degli amici a quattro zampe, si è svolta presso lo splendido complesso monumentale della Santissima Pietà di Teggiano, dove ogni anno, sempre più gente si ritrova e porta i suoi fedelissimi cani, gatti, pesci rossi, uccelli e tantissimi altri animali alla tradizionale celebrazione della benedizione degli animali. Il 17 gennaio la chiesa festeggia e ricorda Sant’Antonio Abate, Patrono degli animali. A celebrare la santa Messa è stato il parroco Don Giuseppe Puppolo, che dopo la funzione religiosa, ha benedetto i nostri fedeli amici dell’uomo, rinnovando la secolare tradizione che aveva negli animali la fonte primaria di sostentamento delle famiglie nelle economie agricole. Infatti la storia o meglio la leggenda narra che una volta la ricorrenza della benedizione degli animali in occasione della festa di S. Antonio Abate era talmente importante da essere comparata al Natale e al Carnevale. Il 17 gennaio tradizionalmente la Chiesa benedice gli animali e le stalle ponendoli sotto la protezione del Santo. La tradizione deriva dal fatto che l’ordine degli Antoniani aveva ottenuto il permesso di allevare maiali all’interno dei centri abitati, poiché il grasso di questi animali veniva usato per ungere gli ammalati colpiti dal fuoco di Sant’Antonio. I maiali erano nutriti a spese della comunità e circolavano liberamente nel paese con al collo una campanella. Quindi gli animali domestici non venivano benedetti per loro stessi, ma perché frutto della provvidenza divina che li mandava ad alleviare le sofferenze umane. La benedizione divina non si può mandare per conto proprio, non è un semplice augurio, ma è una cosa che si “invoca” nel nome di quell’entità, cioè di quel “Tu” che, in una visione religiosa non esclusivamente cristiana, impegna l’ individuo a confrontarsi con il resto dell’ esistenza. Negli ultimi due secoli, la benedizione rappresentava il momento durante il quale il contadino “ringraziava” l’animale per il contributo svolto nel lavoro agricolo. Erano soprattutto buoi e cavalli ad esaltare il rapporto familiare che nella si instaurava, nella società mezzadrile, tra lavoratori uomini e collaboratori animali. La morte di un animale era vissuta come una tragedia, meglio aggraziarsi il Padre Eterno. Non da meno, ai nostri tempi, gli animali rappresentano se non più il sostentamento, quantomeno gioia quotidiana e compagnia per chi è solo, per chi è ammalato, per chi prova per loro simpatia ed amore. Per l’occasione, è stata organizzata anche l’esposizione di cani abbandonati ed in cerca di compagnia o di adozione, così da permettere la nascita di nuovi affetti reciproci. Per garantire un tranquillo svolgimento del raduno, che prevede la contemporanea presenza nella piazza di persone e di animali, è stata prestata la massima attenzione nella custodia degli animali stessi, per tanto le forze dell’ordine pubblico, ha disposto preventivamente che gli animali non dovranno essere lasciati liberi per nessun motivo, ma dovranno essere direttamente controllati dai loro accompagnatori, ogni specie dovrà sostare all’interno del proprio settore assegnato. Particolari modalità di conduzione sono stati disposti per Equini. I Cani avevano l’obbligo di essere portati al guinzaglio e con museruola, invece altri animali di grande taglia in apposite gabbie all’interno di mezzi di trasporto idonei. A fine celebrazione è seguito un ricco buffet, dove cani e gatti e persone soprattutto, hanno festeggiato con una ricca abbuffata.
direttore: Aldo Bianchini