Aldo Bianchini
PAGANI – Si è piegato ai voleri della Suprema Corte il tribunale del riesame di Salerno. Parlo del Tribunale del Riesame di Salerno che non ha retto all’urto della Cassazione ed ha ceduto riordinando il nuovo arresto di tutti quelli catturati nel blitz della mattina del 15 luglio 2011, eccezion fatta per Raffaele Trapani (già presidente della Paganese Calcio) la cui posizione si sarebbe notevolmente alleggerita. Ritornano, quindi, in carcere: Alberico Gambino (già sindaco di Pagani e consigliere regionale PdL), Giuseppe Santilli (consigliere comunale PdL), Giovanni De Palma (capo settore urbanistica del comune di Pagani), Francesco Marrazzo (imprenditore e vice presidente della Paganese), e Antonio Petrosino D’Auria (genero del boss Tommaso Fezza). Insieme a loro anche Giovanni Barone (direttore del centro Pegaso) e Giovanni Elettrico Pandolfi (presidente Multiservice), e Massimo Quarantino (ex assessore comunale) che erano stati arrestati a luglio nell’ambito del secondo blitz dell’Arma, e questo complica il quadro giudiziario che dovrà essere riesaminato con calma. Hanno raggiunto in carcere Michele Petrosino D’Auria (dirigente Consorzio Bacino Sa/1) che era stato già riarrestato la settimana scorsa a seguito dell’incauto allontanamento dal regine di arresti domiciliari per cure mediche non meglio specificate. L’ordine di arresto è stato eseguito, nella mattinata di oggi 18 gennaio 2012, subito dopo che il Tribunale del Riesame ha depositato l’ordinanza in cancelleria. Facile desumere che il ritardo nel deposito dell’ordinanza sia stato provocato proprio dai tempi necessari alla preparazione di questo secondo blitz dell’Arma dei Carabinieri. Per ogni commento è necessario, almeno per quanto mi riguarda, attendere le motivazioni dell’ordinanza. In termini calcistici si potrebbe dire che, al momento, ilpunteggio tra Procura e Riesame è fissato sull’ 1 a 1. Lo scontro, però, continua, anche se in questo momento sembra passare il principio del “voto di scambio” tra politica e camorra sostenuto fin dal primo momento sia dai Carabinieri che dalla Procura che il giorno degli arresti di luglio parlarono di “Un patto criminale, un accordo tra contraenti di pari livello senza un soggetto dominante finalizzato allo scambio elettorale politico-mafioso ma con interessi evidenti su tutta la vita pubblica del Comune di Pagani e su quelli limitrofi”. Un’accusa che, letta a distanza di mesi dopo tutto quello che è successo, mi appare sempre più nebulosa e inconsistente. Vedremo!!
direttore: Aldo Bianchini