Aldo Bianchini
SALERNO – Correva l’anno 1993, esattamente il giorno 3 del mese di dicembre quando, dopo tante indiscrezioni e chiacchiericci, il ballottante Vincenzo De Luca (l’altro era Pino Acocella) uscì allo scoperto e, tuonando come non mai, pronunciò il nome di Felice Marotta. Era la serata conclusiva della campagna elettorale per il ballottaggio di domenica 5 dicembre 1993 e Vincenzo De Luca, per dare maggiore valenza ai suoi giusti propositi di ricostruire e rilanciare la macchina comunale, disse pressappoco così: “Il primo ad essere epurato dal Comune sarà l’onnipresente Felice Marotta”. Dalla folla plaudente si levò una sorta di boato di consenso, anche perché quell’epurazione era stata una specie di leit-motiv di tutta la lunga e guerreggiata campagna elettorale che spalancò le porte all’era deluchiana. Sbagliavano tutti, quell’onnipresente Felice Marotta da colpire ad ogni costo è diventato, dopo diciotto anni, niente meno che il direttore generale del Comune di Salerno su decreto datato 30 dicembre 2011 e firmato da quello stesso Vincenzo De Luca che lo voleva epurare. Difficile spiegare questa totale metamorfosi nell’atteggiamento del sindaco che, a mio modesto avviso, con questo suo atto amministrativo dimostra, in positivo, come sia possibile mutare radicalmente opinione su un uomo (Felice Marotta!!) che ha dalla sua una vastissima e perfetta conoscenza della macchina comunale. Una carriera non fulminante, quella di Felice, ma maturata scalino dopo scalino, sindaco dopo sindaco, incarico dopo incarico, conoscenza dopo conoscenza anche negli alti ministeri romani, fino ad arrivare alla carica più prestigiosa di “direttore generale del comune di Salerno”. Chi glielo avrebbe mai detto quando, poco più che giovanotto, fu scelto ed avviato al lavoro nei giardini pubblici da quel mito di sindaco di Alfonso Menna che sarebbe arrivato alla carica più importante, una carica che presuppone il pieno appoggio e la piena fiducia del primo cittadino. Negli anni ’60 entrò in comune sotto Alfonso Menna, poi ha dialogato con Gaspare Russo, Alberto Clarizia, Walter Mobilio, Pellegrino Cucciniello, Vittorio Provenza, Bruno Ravera, Ennio D’Aniello, Renato Borrelli, Nicola Visone, Aniello Salzano, Michele Scozia, Vincenzo Giordano e, infine, Vincenzo De Luca. Con alcuni di loro ha avuto un rapporto conflittuale, con altri un rapporto idilliaco. A tutti i sindaci è convenuto, probabilmente, tenerselo buono perché Felice Marotta può essere definito a giusta ragione “l’archivio vivente” del comune di Salerno per tutto quello che in un Comune può esistere, nel bene e nel male. E’, secondo molti, il custode di tantissimi segreti ma anche di tantissime esperienze in materia di disciplina e di governo della cosa pubblica. E’ temuto, più che rispettato. E questo aspetto lo scredita, forse, un po’ anche al di là dei suoi presumibili demeriti che come essere umano probabilmente ha. Per quello che è la mia conoscenza personale non è una “fredda e infernale macchina burocratica”, come qualcuno anni addietro lo definì; io l’ho trovato piuttosto affabile ed incline al rispetto del prossimo, del ruolo degli altri e della corretta amicizia. Con De Luca, secondo me, ha realizzato il suo capolavoro riuscendo ad imporsi nell’immaginario del capo in maniera chiara e coerente, non dico alla pari ma mai in forma servile, come invece fanno tanti altri. Si è fatto da solo, nessuno gli ha regalato niente, tappa dopo tappa è arrivato fino in cima alla scala del successo. E De Luca ha fatto benissimo a premiarlo. Sbaglia, invece, il centro destra che già grida allo scandalo come se la nomina di Marotta fosse qualcosa di abominevole. L’opposizione deve capire un’equazione molto semplice: Il Comune sta a Felice Marotta come Felice Marotta sta al Comune. Per buona pace di tutti.
direttore: Aldo Bianchini
Felice Marotta è un uomo delle Istituzioni degno di essere apprezzato e stimato.Nessuno gli ha fatto regali.Ha semplicemente dimostrato di saper emergere con determinazione e competenza.Quanto a quello che pensa dei singoli uomini politici che ha conosciuto e frequentato,avrei qualche riserva.Tant’è che non gli torna a disdoro l’aver saputo fare buon viso a cattivo gioco.Lo fanno tutti.Alla Pubblica Amministrazione doveva dare professionalità e quella continua a darla,anche con grande valore aggiunto.Nessuno può fargli addebito se garantendo lealtà,pensa con riserva……..