Vallo di Diano. Dov’è andato il lavoro?


Antonio Citera
VALLO di DIANO – Sempre più persone, lasciano il territorio, per la mancanza di lavoro, uno spopolamento che dovrebbe far riflettere le istituzioni, sulla degradante situazione sociale che ci riporta di getto agli anni 70. Dov’è finito il lavoro?, Dove si nasconde?, Una domanda spontanea, che in tanti si fanno, tutti alla ricerca di occupazione, ma nessuno o in pochi vengono occupati. Tanti, soprattutto i giovani, si prodigano, alla disperata conquista di una prima occupazione che sembra essere svanita nel nulla. Disperati tentativi nella pubblica amministrazione, nelle aziende private, timidi approcci con le agenzie di lavoro temporaneo, spesso si varca la porta del politico di turno. Ma niente da fare. Qualcuno addirittura, pur di scovarlo, ha rovistato nell’armadio, nelle tasche dei giubbotti appesi, nei cassetti della scrivania, sotto i sedili dell’auto, ma nulla di fatto, non si trova. Allora ci chiediamo a gran voce. Ma quali ingredienti servono per poter lavorare?  La cultura, l’istruzione, la specializzazione, l’esperienza e quant’altro.  Ecco, l’esperienza, i più richiedono un’esperienza acquisita prima di farti lavorare. Ecco il controsenso.Ma se nessuno ti vuole far fare esperienza, perché si richiede l’esperienza, il risultato è scontato. Si rendono gli esperti sempre più capaci, e gli inesperti sempre più disoccupati. Un luogo comune che non permette l’inserimento naturale di nuove forze nel magico mondo del lavoro, ma destabilizzano e scoraggiano le persone che per amor di patria, vorrebbero lavorare nel territorio d’origine. Altro caso standard, è il colloquio di lavoro,  che si conclude quasi sempre con un freddo “ le faremo sapere”, oppure dopo mesi di estenuante attesa, un messaggino nella posta elettronica ti dice “abbiamo preferito un altro profilo al suo”, o del tipo “il suo curriculum è troppo importante”.  Un terno al lotto che premia una percentuale minima, quasi insignificante di candidati, spesso o sempre accompagnati da letterine di raccomandazioni che di fatto annullano ogni tipo di meritocrazia. Non ci resta che seguire la teoria ricorrente che recita “ L’unico modo per trovare lavoro è inventarsi un lavoro”. Ma che significa? Boh. Lavorare per se stesso ed auto pagarsi, ma con quale soldi? Una situazione drammatica che si formalizza in maniera evidente specie nel nostro territorio che colpisce i 3/4  dei giovani, che sono alla continua ricerca di un lavoro, nel rispetto delle regole, e del diritto, ma che non riescono ad inserirsi per cause derivanti una gestione poco attenta alle esigenze, che contribuisce in maniera decisiva, al lavoro nero, ultima spiaggia per poter lavorare, con paghe misere e senza alcun diritto. Voglio chiudere con una famosa citazione, “Un uomo non è un pigro, se è assorto nei propri pensieri; esistono un lavoro visibile ed uno invisibile.” Io prediligo quello visibile .

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