Alfonso D’Alessio
L’articolo del
direttore Aldo Bianchini “Sanza: problema extracomunitari?”, giunge alla
vigilia di una giornata importante per la Chiesa Cattolica intera. Domenica 15
gennaio si celebra infatti la 98° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.
Il direttore partendo dalla deplorevole notizia della tentata violenza sessuale,
da parte di un connazionale ad una donna Nigeriana ospite nel territorio
sanzese, da attento osservatore coglie paure, ansie e attese, di quanti con la
realtà dei migranti hanno a che fare, nel caso in specie della popolazione del
ridente paese di Sanza. Non è mia intenzione entrare nel fatto in specie, ma è
indubbio che anche l’attenzione dei cattolici è interrogata dalle problematiche
che l’integrazione inevitabilmente comporta. In questa direzione va la
dedicazione di un’intera giornata ai migranti e ai rifugiati nella quale la
chiesa, di tutta l’orbe, riflette sul cammino e le opere da praticare per una
corretta integrazione eper il rispetto dei diritti e della dignità umana. Benedetto
XVI con un Suo messaggio traccia una preziosa pista di riflessione. Parte da
una costatazione “Le migrazioni interne o internazionali,
infatti, come sbocco per la ricerca di migliori condizioni di vita o per
fuggire dalla minaccia di persecuzioni, guerre, violenza, fame e catastrofi
naturali, hanno prodotto una mescolanza di persone e di popoli senza
precedenti, con problematiche nuove non solo da un punto di vista umano, ma
anche etico, religioso e spirituale”. Il motivo dunque dello spostamento dei
migranti e dei rifugiati non è turistico, e questo già predispone
all’accoglienza rispettosa di fratelli che chiedono di essere accettati come
persone. Tra l’altro, e non è particolare trascurabile, queste persone
provenienti dalle parti più disparate della terra giungono in territori di
antica tradizione cristiana “L’odierno fenomeno migratorio è anche
un’opportunità provvidenziale per l’annuncio del Vangelo nel mondo
contemporaneo. Uomini e donne provenienti da varie regioni della terra, che non
hanno ancora incontrato Gesù Cristo o lo conoscono soltanto in maniera
parziale, chiedono di essere accolti in Paesi di antica tradizione cristiana”.
Queste le parole del Santo Padre che diventano un implicito, ma neanche tanto,
invito alla testimonianza di quell’amore, caratteristica del cristiano, che sa
farsi anche accoglienza del prossimo. Non vive però il Papa nel mondo dei sogni,
e richiama dunque gli immigrati anche al rispetto dei doveri e del territorio nel
quale giungono “i rifugiati che chiedono asilo, fuggiti da persecuzioni,
violenze e situazioni che mettono in pericolo la loro vita, hanno bisogno della
nostra comprensione e accoglienza, del rispetto della loro dignità umana e dei
loro diritti, nonché della consapevolezza dei loro doveri”. Occorre entrare
nella dimensione dell’arricchimento reciproco, del cammino condiviso, solo
questo può donare pace, serenità e convivenza costruttiva.
direttore: Aldo Bianchini