Aldo Bianchini
PONTECAGNANO – Il nome di Ernesto Sica, sindaco di Pontecagnano, da qualche giorno è ritornato sulle pagine della cronaca nazionale per via della richiesta di rinvio a giudizio a suo carico. In ballo la questione della P3 e il dossier infamante in danno del governatore Stefano Caldoro confezionato per impedirgli l’elezione del 2010 a presidente della regione Campania. Per questa vicenda Ernesto Sica poco più di un anno fa fu costretto a rassegnare le dimissioni da assessore regionale e quasi ad uscire da ogni schema di partito. La richiesta di rinvio a giudizio viene dal procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo, e dal sostituto Rodolfo Sabelli e riguarda complessivamente ben 18 persone. Oltre a Sica anche Denis Verdini, il sen. Marcello Dell’Utri, Flavio Carboni, Arcangelo Martino e l’ex giudice Pasquale Lombardi. L’accusa ha ipotizzato l’esistenza di una sorta di “associazione segreta volta a condizionare il funzionamento degli Organo Costituzionali”; un’accusa pesantissima che, a mio giudizio sommesso, sarà molto difficile dimostrare in sede dibattimentale. Questi in sintesi i fatti che hanno riportato Ernesto Sica sulla cresta dell’onda mediatica, tanto da scatenare l’opposizione interna al comune di Pontecagnano che ne ha chiesto le dimissioni da sindaco. Vedremo!! Ma c’è un episodio del quale voglio parlare, un episodio che è sfuggito (volutamente o negligentemente!!) a tutti i giornalisti nostrani. Partiamo dall’inizio, anche perché c’è una foto che parla per tutti. Ernesto Sica, sindaco di Pontecagnano, non finisce mai di stupire. Maltrattato, vituperato, buttato fuori dalla Regione, al limite delle dimissioni da sindaco, guardato in cagnesco un po’ da tutti ricomincia la sua folle corsa verso il successo e l’esaltazione del potere esattamente alle ore 11.43 (minuto più, minuto meno) del 14 settembre 2010 nel momento in cui stringe calorosamente la mano, anzi le mani, del presidente della repubblica Giorgio Napolitano. La location è il teatro comunale Augusteo, il parterre è d’eccezione. Vicino a lui il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca che quasi lo spinge tra le braccia del Presidente sotto lo sguardo divertito di Mario Sorgente, sindaco di Castiglione del Genovesi. Gli altri assistono quasi sbigottiti alla sceneggiata. La foto ha fatto il giro di tutto il mondo dell’informazione, nessuno però se l’è sentita di stigmatizzare l’accaduto. Un’altra, l’ennesima paurosa gaffe!! E pensare che pochi attimi prima (lo testimoniano i filmati televisivi della cerimonia) il Capo dello Stato era passato dinnanzi ad Eva Longo non degnandola neppure di un innocente e cavalleresco sguardo. Con Sica, invece, è stato diverso, tanto che il sindaco si lascia andare ad una smagliante apertura del suo viso con un sorriso a 34 denti, mentre l’atmosfera tutta intorno sembra assume i toni della totale complicità. Quasi come se il Presidente stesse dicendo: “Biricchino, biricchino!! Ritorna subito nei tuoi ranghi, mi raccomando”. Con questo non mi permetto assolutamente di dire che un sindaco non doveva salutare il Presidente, ma Sica in quel momento non era un sindaco qualunque. Era un personaggio al centro di un’inchiesta devastante denominata “P3” con la “cricca” Carboni & C. (così fu definita dalla stampa nazionale). Pochi giorni prima della visita salernitana del Presidente , Ernesto Sica era stato definito da Arcangelo Martino (coindagato!!) come “un abituale residente a palazzo Grazioli”, la residenza romana di Berlusconi. Guardando la fotografia che ritrae Sica con Napolitano mi sono chiesto perché in questo Paese tutto finisce sempre a tarallucci e vino, con pacche sulle spalle e sorrisi smaglianti. E pensare che sulla P3, dopo le indagini preliminari, ora siamo addirittura alla richiesta di rinvio a giudizio. A dire di Martino il sindaco di Pontecagnano era in credito con il premier in quanto “”…Berlusconi doveva a lui la caduta del governo Prodi per essersi adoperato con l’aiuto di un imprenditore suo amico e ben conosciuto da Berlusconi a convincere, previo esborso di denaro, alcuni senatori a votare contro Prodi…””. Incredibile, ho pensato, che un personaggio (ancorchè sindaco) accusato di aver provocato la caduta di un governo repubblicano possa essere spinto addirittura, tra sorrisetti e sfottò, a stringere la mano al presidente Napolitano. E meno male che non c’è stato il bacio!! E c’è di più. Dai verbali che hanno raccolto le dichiarazioni di Martino sembra emergere un’altra inquietante circostanza: “”Dopo aver partecipato a costruire e a diffondere il dossier contro Caldoro, Sica era andato da Berlusconi per metterlo in guardia dallo scandalo che sarebbe potuto scoppiare e si era proposto come la soluzione del problema in virtù della ”giovinezza e della linea perfetta””. Il Cavaliere, forse, preoccupato per la brutta piega che stava assumendo la lotta interna al PdL campano, si mosse per accertare la veridicità delle accuse a Caldoro e poi, per evitare ulteriori guai, aveva calmato Sica promettendogli un assessorato regionale. Cosa che puntualmente si era verificata, anche in barba alle attese del presidente Cirielli che, forse, avrebbe volentieri evitato un assessore regionale come Sica. E ancora, è sempre Martino a parlare: “”L’Assessorato doveva servire anche per compensare Sica del mancato seggio a Montecitorio alle ultime elezioni politiche. La candidatura sfumò non tanto per volontà di Berlusconi che la propose ma per le proteste dei gruppi dirigenti del centro destra provinciale che non riuscivano a spiegarsi gli inconfessabili motivi della candidatura di Sica soltanto con il passaggio dal centro-sinistra al centro-destra. All’inizio Berlusconi lo aveva scambiato addirittura per un senatore tanto che sui giornali dichiarò che un “Senatore di peso del centro sinistra campano” era pronto a passare con il centro destra (all’epoca Sica pesava molto più di oggi!!). Fu così che Sica conquistò la simpatia del Cavaliere e diventò un assiduo frequentatore di Palazzo Grazioli dove pare disponesse di una stanza per telefonare e svolgere al meglio il compito di avvicinare i Senatori del centro sinistra campani potenzialmente dissenzienti””. La sua tecnica era quella dello scavalcamento a destra su Cirielli, Caldoro, Carfagna e lo stesso Cosentino, una tecnica utilizzata fin dal 1991 quando nel congresso PSI di Bari tentò di scavalcare tutti agganciando direttamente Bettino Craxi, non ci riuscì ma non si arrese. Nel settembre 2010, nell’Augusteo, lo scavalcamento invece gli è riuscito e si è ritrovato faccia a faccia con il presidente Napolitano. Qualche istante dopo qualcuno lo avrebbe visto impegnato in un dialogo fitto fitto con il suo cellulare, speriamo soltanto che non abbia chiamato subito e direttamente il Cavaliere per dirgli che aveva mediato anche con Napolitano. Potrebbe venirne fuori un altro scandalo. Sarebbe veramente il massimo. Alla prossima.
direttore: Aldo Bianchini