CAVA de’ TIRRENI – Ho letto da qualche parte un titolo ad effetto: “Millennio, gran finale l’8 col cardinale Sepe. Luci e ombre sugli eventi per l’anniversario dell’Abbazia”. Fortunatamente nel sottotitolo è stato inserito il termine “ombre”, così si ha meglio l’idea di quello che poteva essere e non è stato l’evento millenario studiato alla perfezione dall’ex sindaco Gravagnuolo e clamorosamente sciupato dall’attuale sindaco Galdi. Parlo di Cava de’ Tirreni e della sua Abbazia che ha compiuto la venerande età di mille anni. Un milione e seicentomila euro non sono stati sufficienti a rendere al Paese la maestosità di un evento che fa ancora mordere le mani a quanti lo avevano ideato, preparato e curato. Una cosa è certa doversi accontentare del cardinale Crescenzio Sepe per chiudere l’evento, al posto di Sua Santità Benedetto XVI che Luigi Gravagnuolo aveva inseguito per tempo assicurandosi almeno al 90% la sua presenza nella cittadina metelliana, è fortemente riduttivo con tutto il rispetto per il cardinale. Ma Sepe va dovunque e parla con chiunque, non disdegna neppure le presentazione delle squadre di calcio, figurarsi se la sua presenza a Cava de’ Tirreni può anche in minima parte supplire all’assenza del Papa. Pare che il sindaco Galdi, in questi ultimi giorni, per giustificare la debacle abbia evidenziato “un problema di percezione dell’evento”, come se “la percezione” fosse una roba da poter acquistare al supermercato e sbaglia l’autrice dell’articolo quando riferisce che 50mila euro spesi in pubblicità e promozione come di un capitolo di spesa troppo povero per un simile evento. La pubblicità e la promozione sono elementi di un discorso molto più complessivo che attiene l’arte della comunicazione, arte che l’ex sindaco Gravagnuolo gestiva in maniera eccellente dalla sua posizione di grande comunicatore, arte che i nuovi governanti di Cava de’ Tirreni non conoscono neppure lontanamente. Un errore di fondo c’è stato, però, sia da parte di Gravagnuolo che da parte di Galdi, il voler a tutti i costi strumentalizzare sul piano politico un avvenimento che, invece, andava gestito con la gente e per la gente, di qualsiasi colore. Aveva cominciato il centro-destra quando in maniera clamorosa fece deflettere i ministri Carfagna e Bondi dal proposito di presenziare alla cerimonia di inaugurazione ufficiale delle celebrazioni; certo, mancavano pochi mesi alla caduta di Gravagnuolo ed alle nuove elezioni anticipate ma lo sgarro fu devastante e, credo, Gravagnuolo verosimilmente se la legò al dito. E quando sarebbe potuto comunque intervenire per salvare il salvabile non ha mosso un dito, la comunicazione esterna ed interna è crollata e la frittata è sotto gli occhi di tutti. Le presenze passerellistiche di Gianni Letta, del cardinale pensionato Raffaele Martino, il premio all’atleta Antonietta Di Martino e quello dell’altro giorno alla giovane attrice Irene Maiorino non sono servite a nulla e la ricaduta, in termini di immagine e di economia, sulla città è stata praticamente inesistente. L’ultima occasione il sindaco Galdi se la giocherà il prossimo 8 gennaio quando al cospetto del cardinale Sepe farà il resoconto di quanto accaduto fin qui. L’apertura e la chiusura di questo avvenimento (che oggi è impossibile chiamare evento!!) si sovrappongono come la carta copiativa: allora c’era una giunta traballante e presto si andò alle elezioni, ora la giunta sembra più coesa ma è il partito che non c’è. Auguri, comunque, per il nuovo anno.