Trotula: una lettera per Vincenzo De Luca

SALERNO –  La redazione ha ricevuto una simpatica lettera, scritta da una immaginaria bambina di otto anni, la bella Trotula dell’antica scuola medica salernitana,  indirizzata a Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno. La pubblichiamo in quanto il suo contenuto, ironico ma non irrispettoso, potrebbe piacere a tanti, sindaco compreso. <<Caro sindaco, sono una bimba di otto anni e voglio dirti che mi sei tanto tanto simpatico. Mi fai tanto ridere quando fai la bocca storta e la faccia brutta, sembri il cattivo dei simpson. Ma io lo so che non sei cattivo, fai solo il burbero perché ci sono tante persone che non ti vogliono bene. Io invece te ne voglio tanto, e sono contenta che sei il comandante della mia città. Le luci d’artista, la villa comunale, l’albero a Portanova, sono tutte cose con cui faccio schiattare d’invidia le mie amichette di altre città. Però voglio bene anche alla mia famiglia, e loro ce l’hanno tanto con te, non capisco perché. Perciò ho deciso di chiederti per Natale qualcosa che non faccia più arrabbiare i miei cari. Mamma, per esempio, ogni volta che scendiamo con il passeggino dove c’è la mia sorellina, si innervosisce perché ci sono un sacco di cacche per strada e pure un sacco di spazzatura! E dice che non è possibile, visto che abitiamo alle spalle di Portanova, a pochi passi dai turisti con le macchine fotografiche! Veramente c’è un sacco di spazzatura, i motorini sui marciapiedi, le cacche. E i topi. Una volta due topi ci sono passati davanti ai piedi e stavano entrando nel portone, e mia mamma ha iastemato tutti i santi, perché non potevamo scappare, bloccati dai motorini e dalle macchine che lei dice che non possono passare di là e che tu fai passare con le telecamere solo gli amici e metti i vigili solo al corso dove ci sono i turisti, che ‘magnano ‘na pizzetta e se ne vanno!’, dice lei. Si arrabbia proprio. Per favore, sindaco, puoi fare qualcosa per non far più arrabbiare la mia mamma? Anche mio padre iastemma come un turco quando portiamo la mia nonna, che sta sulla sedia a rotelle, a fare una passeggiata a lungomare. Non riusciamo a passare, da una parte della strada c’è la discesa per i disabili e dall’altra i marciapiedi alti. E poi le macchine parcheggiate. E mio padre si incazza di brutto e dice che questa non è una città civile perché non tutela i deboli, i bambini, gli anziani e i disabili e si fanno solo strunzate! Io lo so che lui non lo pensa davvero, perché deve per forza essere contento delle luci che fanno fare i soldi ai negozi e alle pizzerie e fanno bella la mia città. Però si arrabbia, come mamma, e poi se la piglia con me! E c’è un’altra persona a cui voglio bene e che si arrabbia sempre con te, la mia maestra. Ci parla della storia della città, delle testimonianze storiche e poi dice che il centro storico è un cesso, la memoria storica si perde e i veri simboli della città, come il lungomare, rimangono decapitati; dice lei: ‘ma stu’ ..…. nun puteva mette gli alberi a lungomare e pulizzà u’ centro storico invece r’appiccià ‘e lampadine? Semp’ turismo è!’. Si arrabbia tanto. Ma a chi gli prende di più la scigna è mio nonno, che te ne dice tante sul fatto che stai costruendo il porto e il crescent, sono piccola e non ti posso ripetere quello che sento! Quando poi hai parlato delle chiancarelle a lui è quasi venuto un colpo. Io gli ho chiesto: ‘nonno, cosa sono le chiancarelle?’. Lui mi ha guardato e si è calmato. Poi ha detto: ‘Le chiancarelle è un posto dove ci andavo pure io… e ci truvavo a iss che ce faticava. E chesta è l’unica fatica c’a fatt r’int a tutta a vita soia! Chillu …..!’. Insomma, caro sindaco, puoi fare qualcosa per non fare più arrabbiare i miei cari? Grazie, so che lo farai. Ti voglio bene. Tua affezionata, Trotula>>.

 

 

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