Aldo Bianchini
SALERNO – Dopo l’epurazione dallo staff della comunicazione (ufficio stampa, ndr!!) di Ernesto Pappalardo e il salvataggio in extremis di Peppe Iannicelli che era stato epurato e poi riammesso alla “corte del re” per una sorta di “grazia ricevuta”, un’altra persona è improvvisamente stata allontanata dal ruolo che ha ricoperto negli ultimi anni, anche con buona professionalità e dovuta umiltà. Parlo di Donato Paolantonio che da diversi anni era l’uomo-immagine del sindaco Vincenzo De Luca ed era presente anche nei meandri più reconditi del “pianeta comunicazione” ideato e prodotto sempre e soltanto in nome e per conto del “capo”. Sempre inappuntabile nell’abbigliamento, mai eccentrico, assolutamente riservato, era diventato il punto di riferimento della stampa in genere e, soprattutto, delle sgonnellanti giornaliste di primo e di secondo pelo. Tutti, o meglio tutte, lo cercavano, lo assediavano, lo invocavano, addirittura lo idolatravano. E lui, sensibile al fascino femminile (alludo ovviamente e solo al fascino professionale !!), era sempre disponibile anche oltre la necessaria misura che un funzionario deve comunque mettere a disposizione della stampa. Ho personalmente assistito agli accerchiamenti di cui era vittima il buon Donato quando, ad esempio, il super sindaco tardava di qualche minuto agli appuntamenti; la sua flemma, i suoi movimenti e i suoi spostamenti riuscivano, però, a tranquillizzare tutti. Con lui ho avuto un rapporto cordiale ma mai di confidenza oltre le righe, ci siamo salutati sempre con il massimo reciproco rispetto, a volte lo guardavo da lontano quando veniva letteralmente accerchiato e scorgevo sul suo viso un certo senso di compiacimento. Era sulla cresta dell’onda del successo e, probabilmente, non si rendeva conto che tutti quei salamelecchi, quelle attenzioni, quelle smisurate confidenze erano soltanto di facciata perché in quel momento era “utile alla bisogna”. Insomma non si rendeva conto che veniva manipolato a mò di “usa e getta”, avrei voluto dirglielo, non c’è mai stata occasione e, forse, non avrebbe capito le mie reali intenzioni. E’ finita proprio così, lo hanno usato e poi lo hanno gettato, tutti, dai giornalisti allo stesso sindaco. Reo di “omessa apologia deluchiana”, questa la causa più probabile della sua epurazione, almeno così dicono negli ambienti bene informati del Comune di Salerno. Ma mentre di Ernesto Pappalardo si sa che è stato cacciato per la stessa causa e, quindi, si sa anche dove è finito, per Donato Paolantonio invece è mistero fitto su dove possa essere stato “conservato” il suo corpo ed anche il suo spirito tuttora sano e vegeto. Insomma, per dirla tutta, nessuno sa in quale anfratto nascosto di ufficio è stato violentemente spedito dalla sera alla mattina. Per carità con questo non voglio dire che Paolantonio debba essere fatto “santo subito” e che De Luca debba essere “demonizzato e scomunicato”, perché qualche piccolo peccato veniale ce l’avrà anche lui, il bel Donato, tanto da non essere stato più in grado di mantenere in vita lo splendido rapporto che sembrava avere con il capo. Ma voglio precisare che il mio intervento, prima di essere frainteso, è diretto soprattutto a tutte quelle persone che per anni hanno “scodinzolato” appresso alla figura di Donato Paolantonio e che ora non hanno neppure la coscienza di chiedere, anche pubblicamente, dove mai è finito un personaggio che comunque ha segnato la loro attività professionale in questi ultimi anni. Caro, o meglio gentile, Donato non ti crucciare più di tanto e pensala come colui il quale disse: “non ti curar di lor ma guarda e passa”.
L’esercito dei desaparesidos è lungo……….
Una bella curiosità quella che offre l’ottimo avvocato Salvatore Memoli. Lui si che le cose che avvengono in Comune le conosce bene. C’è solo da chiedersi quando verranno fuori tutte le magagne e tutti le vessazioni che subiscono, senza batter cigllio, gli uomini intorno a De Luca. E’ la dimostrazione che ci stanno per mero calcolo personalistico.