Aldo Bianchini
PAGANI – Io non ho nessuna voglia di passare per il difensore di Alberico Gambino, ma inviterei tutti i colleghi giornalisti ad essere più sereni ed obiettivi e di azzardare almeno qualche riflessione quando si riportano, pari pari, le veline degli investigatori. Soprattutto quando si rischia di far passare un noto pregiudicato come Vincenzo Greco divenuto, più per convenienza che per altro, “collaboratore di giustizia” come il grande custode di segreti incoffessabili. Insomma l’informazione non può e non deve essere soltanto la cassa di risonanza di altrui interessi. Io, però, non sono abituato come tanti altri a lanciare la pietra e nascondere la mano, quindi quando scrivo non mi nascondo. Ho letto con molta attenzione, negli ultimi giorni, due articoli della collega Angela Cappetta sul “Corriere del Mezzogiorno” su Mario Santocchio e su Alberico Gambino. Per oggi intendo soffermarmi su quello relativo all’ex sindaco di Pagani. Nell’articolo si svela una confidenza fatta da Vincenzo Greco agli inquirenti circa una bottiglia di champagne ’96 con tanto di torta che “un giovane” non meglio identificato ma vicino alla famiglia D’Auria-Petrosino gli consegnò per ringraziarlo dell’appoggio dato dalla camorra alla elezione di Alberico Gambino. In termini secchi d’informazione non c’è niente da dire, arriva una velina e la si pubblica. Punto. Ma qui stiamo parlando dei destini personali e familiari di persone fisiche a tutti noi giornalisti ben conosciute ed anche se questo non può e non deve indurci all’assoluzione di colpe tutte ancora da provare, non deve nemmeno farci passare per giustizieri in nome e per conto di investigatori che da decenni, ormai, sono anch’essi vittime inconsapevoli delle rivendicazioni e delle rivelazioni degli adepti delle varie bande camorristiche che infestano il territorio. Dico questo perché basta pensare alla storia giudiziaria recente del nostro distretto per incappare in diversi altri personaggi del tipo di Vincenzo Greco, più millantatori che reali collaboratori. L’ultima conferma ci viene dalla conclusione in appello del processo California nel contesto del quale per anni gli investigatori si erano fissati ed inceppati sulle rivelazioni di alcuni pentiti e/o collaboratori. Uno di questi aveva addirittura testimoniato ai pm che ad un pranzo nelle Terme di Contursi un noto camorrista aveva stappato una bottiglia di champagne in onore di Carmelo Conte. A quel pranzo c’ero anche io, ed ho testimoniato in aula che innanzitutto chi aveva stappato lo champagne non era un camorrista ma un candidato (lontano parente di un camorrista!!) al senato della repubblica e che, comunque, l’offerta non era stata accettato da nessuno dei commensali. Insomma passiamo dallo champagne di Contursi a quello di Pagani, e pur volendo ammettere che se su quello di Contursi non ci sono più dubbi su quello di Pagani si deve ancora indagare, viene quasi da ridere pensando che un pregiudicato si accontenta veramente di poco se si limita ad una bottiglia di champagne e ad una torta dopo aver contribuito fattivamente alla vittoria del sindaco. Beh!!, onestà per onestà io avrei preteso almeno che sistemasse tutta la mia famiglia. Non vi pare!! Amici lettori. Ma al di là di tutto questo mi chiedo che cosa ci insegnano i processi, almeno quelli conclusi, se ad ogni nuova indagine, pur di scrivere titoli a tutta pagina, non facciamo tesoro del passato. Anche perché gli investigatori sono sempre quelli che hanno toppato in passato e potrebbero ripetersi per il futuro. Con l’augurio che nessuno me ne voglia, vi do appuntamento alla prossima puntata.
La dr.ssa Cappetta Angela dovrebbe sapere che con la penna si può uccidere e distruggere una persona. Bisognerebbe andarci cauti e controllare le fonti, Non scrivere solo per vendere copie. Complimenti Direttore.
Pasinato
Non si tratta di velina, ma di stralcio di interrogatorio, per chi fa questo mestiere la differenza dovrebbe essere evidente: anche perché le veline le scrivo gli adetti stampa caro aldo. Gli interrogatori sono una cosa seria….come fare il giornalista. Nessuno tocchi la Cappetta, altrimenti con l’informazione a Salerno abbiamo definitivamente chiuso! Articolo discutibile, attacco personale di scarsa deontologia…qualora ce ne fosse! Ci sono colleghi che ogni giorno, da circa 20 anni, fanno i salamalecchi e Bianchini si preoccupa della Cappetta. Topica clamorosa (no censura, please)
Gentile “anonimo” bisognerebbe che leggesse con attenzione, con molta attenzione l’articolo di Bianchini. Innun certo senso ho già risposto commentando di tale Simona Labruna che ha fatto una osservazione sull’altro articolo, quello che riguarda le sette domannde ad Amato. Il termine “velina” a mio avviso deve essere inteso come “passaggio di un foglio di caarta” da una qualsiasi entità interessata (perchè anche gli investigatori sono interessati, o no!!) al giornalista; dunque anche uno “stralcio di interrogatorio” è una velina. Se sapesse, caro anonimo, quanto sono pericolosissimi gli stralci di interrogatori e quanto sono depistanti forse sarebbe meno aspro nei suoi commenti. Del resto mi sembra che Bianchini non abbia messo assolutamente in discussione la professionalità della Cappetta che ha fatto esattamente il suo dovere di pubblicare quello che ha ricevuto. Con una eccezione, se proprio vogliamo essere sinceri, quella di aver dovuto accostare alla velina degli inquirenti anche lo stralcio dell’interrogatorio di Gambino. Insomma Bianchini quando cerca di tamponare l’irruenza mediatica della Procura non offende certamente la Cappetta ma tenta di ristabilire un qualche equilibrio tra le parti in causa, anche perche non va dimenticato che siamo ancora nella fase di “indagini preliminari” e tutto è ancora possibile, dalla colpevolezza all’innocenza. Il richiamo alla storia recente di questa Procura e di questi investigatori, fatto da Bianchini, mi sembra esaustivo per il nostro ragionamento. Se tanto mi da tanto, qualche dubbio sarà pur legittimo avanzarlo, nell’attesa degli esiti processuali. Una domanda all’anonimo la farei: “Dove sono finiti tutti quei giornalisti che alcuni anni fa facevano la giudiziaria e pompavano tutte le teorie della Procura mentre Bianchini, da solo, diceva esattamente il contrario ?”. E tutto questo, caro aonimo, al di là della Cappetta e di Bianchini. Con stima.