Aldo Bianchini
PAGANI – L’ultima volta che ho scritto di Gambino, del caso giudiziario che dal luglio scorso avvolge e travolge Alberico Gambino, era il 31 ottobre scorso. Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti e la situazione, sul piano squisitamente giudiziario, è letteralmente cambiata. Se qualche lettore avrà la pazienza necessaria e andrà a rileggere l’ultimo mio scritto scoprirà che avevo insistentemente parlato di un qualcosa di strano che non mi convinceva . Avevo cercato di capire perché quello schieramento incredibile di investigatori ed anche perché agli inizi del mese di agosto c’era stata quella polemica, molto strana, tra Michele Tedesco (uno degli avvocati difensori) e un giornalista de La Città. Insomma varie cose, tutte strane che mi avevano indotto ad un momento di perplessità su come l’inchiesta stessa potesse evolversi. Nelle more di questo lasso di tempo, dunque, sono accadute due cose molto importanti. L’uscita dal collegio difensivo di Michele Tedesco e la pronuncia della Cassazione sul ricorso di Gambino diretto ad ottenere la piena libertà. Incominciamo dalla seconda. La cassazione ha rinviato gli atti al Tribunale del Riesame per una più serena valutazione delle circostanze che hanno determinato la scarcerazione di Gambino e il suo stato di “domiciliari” essendo venuti meno (secondo il Riesame !!) i presupposti del reato di “concorso esterno di stampo camorristico” ma persistendo dei dubbi circa la limpidezza con cui alcune azioni politiche erano state portate avanti dal Gambino sindaco circa il famigerato “scambio di voti” tutto ancora da dimostrare. Dunque, se ho ben capito, la Cassazione ha rinviato soltanto per un aspetto la pratica al Riesame accettando il principio della non sussistenza del concorso esterno. Ebbene, allora mi chiedo, se non sussiste più il concorso esterno in quanto il soggetto, o i soggetti, con i quali Gambino avrebbe messo in atto azioni e comportamenti delittuosi (difatti gli interessati, parenti di un noto camorrista dell’agro sono stati prosciolti con formula piena dal Riesame!!) bisognerebbe adesso accertare con chi lo stesso Gambino ha stretto vincoli delinquenziali a meno di non far passare il principio che il concorso esterno l’ha fatto con ignoti. Non so , al momento, come il Riesame si pronuncerà sul rinvio della Cassazione, so per certo che il collegio iniziale era assolutamente strutturato in maniera molto competente e professionale. Sembra, quindi, essere tutto qui il dilemma dei prossimi giorni per Alberico Gambino, che se così è potrà probabilmente dormire sonni molto tranquilli. La scelta semmai è su quale linea difensiva l’indagato eccellente deve appostarsi. Al momento la punta di diamante del suo collegio difensivo, Michele Tedesco (difensore storico di Gambino), è fuori dal discorso. Ma è fuori perché ha lasciato (come riferito dai bene informati!!) o perché è stato rimosso? E’ una domanda dalle cento pistole. In entrambi i casi il fatto è di una gravità assoluta, sia per l’indagato che per il difensore. Da un’indagine a sfondo politico come questa si esce sempre con le ossa rotte quando si lascia o si viene rimossi. La fiducia tra indagato e difensore è un fatto assolutamente primario rispetto anche alla verità processuale, la fiducia nel caso specifico è venuta meno tra Michele Tedesco e Alberico Gambino. Andare ora a ricercare le causa è estremamente difficile anche se c’è quel piccolo, ma verosimilmente non insignificante, particolare dell’agosto scorso quando Michele Tedesco si rizelò, forse un po’ troppo, per il fatto che un collega de La Città aveva messo in risalto un suo “chiacchiericcio” da corridoio che poteva suonare male nei confronti del magistrato inquirente che in quel momento era soltanto Vincenzo Montemurro. Vedremo se nei prossimi giorni se ne saprà qualcosa di più. La cosa più importante adesso è stabilire la linea difensiva da seguire che, dalle prime mosse, appare completamente diversa da quella tracciata da Tedesco, tanto è vero che qualche giorno fa Alberico Gambino si è presentato dinnanzi al pm Montemurro per rendere dichiarazioni spontanee con un colloquio che le cronache descrivono della durata di alcune ore. Anche qui c’’è una stranezza consistente nel fatto che molto difficilmente, nella fase in cui si trova l’indagine a carico di Gambino e degli altri dieci, un pm accetta un colloquio del genere. Frutto di un ammorbidimento della Procura o di una intelligente manovra difensiva? La risposta alla prossima puntata di questa avvincente storia mentre, a mio sommesso avviso, l’ombra del carcere si allontana sempre di più.