Aldo Bianchini
SALERNO – Ho riflettuto molto prima di scrivere sulla vicenda che ha registrato un cattivo episodio di violenza tra gli assessori Giovanni Savastano e Antonio Mauro Russo. E’ doverosa una premessa prima di iniziare, doverosa in quanto i due personaggi sono conosciutissimi da tutti e soprattutto dai giornalisti in qualità , più degli altri, di addetti ai lavori. La premessa è che conosco entrambi i protagonisti di questa squallida vicenda con un valore aggiunto a favore di Giovanni Savastano che conosco meglio e da più tempo; nessuno dei due mi è amico, nel senso che l’amicizia è un’altra cosa rispetto ad una pur datata conoscenza. Non nascondo che sarei più incline, sempre, a capire e ad assolvere Giovanni così come feci strenuamente ai tempi in cui fu coinvolto e travolto da quell’infamante inchiesta giudiziaria dalla quale è uscito pulitissimo. Insomma mi sta simpatico. L’altro, Antonio Mauro, non mi ha mai ispirato grande fiducia, ma è una sensazione a pelle e non altro. Fatta questa necessaria premessa passo ad enunciare un principio che mi accompagna da sempre: “chiunque alza le mani ha torto”. Dunque se Giovanni Savastano ha alzato le mani ha torto marcio, questo è il mio pensiero. Punto. Non mi dilungo oltre sulla improbabile ricostruzione dei fatti, non per timore della dichiarazione di Giovanni che diffida chiunque dall’effettuare ricostruzioni più o meno approssimative per non dire fantasiose. Non mi dilungo perché mai come in questi casi è giusto che la procedura formale di una giustizia “fantasiosa!!” faccia il suo naturale corso, fino all’accertamento della verità possibile. Un commento politico sul fattaccio è non solo doveroso ma anche necessario. Posso solo dire che quando si tira così a lungo la corda, questa si spezza. E la corda, a mio sommesso avviso, è stata tirata molto, ma molto in più da tutti gli “uomini d’oro” (nel senso di affidabilità politica e personale!!) di Vincenzo De Luca, e tra questi c’è senza dubbio Giovanni Savastano anche se gli devo riconoscere una certa capacità di giudizio e di sintesi dell’attuale momento politico-amministrativo-istituzionale che esula dall’essere uno dei componenti di spicco della “corte del sindaco”. Quindi sul piano squisitamente politico e di immagine il fattaccio è di una gravità assoluta e su di esso dovrebbe essere fatta chiarezza nel più breve tempo possibile perché arriva alla fine di un lungo periodo di accuse reciproche e di dure prese di posizione. Niente a che vedere con il pur deprecabile episodio del “cazzotto sul naso” di Tommaso Amabile in pieno consiglio provinciale, cazzotto sferrato da Antonio Anastasio. Quello fu un episodio circoscritto al cattivo temperamento di un singolo consigliere, qui c’è dell’altro, qui c’è qualcosa che viene da lontano e che rischia di inquinare in maniera drammatica i rapporti tra le due fazioni in campo, anche a livello di scontro fisico come ai tempi, non tanto lontani, degli scontri di piazza tra il PCI e l’MSI. Una sola preghiera rivolgerei al Partito Democratico salernitano, per cortesia trovate qualcuno in grado di fare stare zitto, una volta tanto, il segretario provinciale Nicola Landolfi. In certe occasioni prima di scrivere dovrebbe riflettere meglio e più a lungo. Un’ultima cosa. I comunicati (mi riferisco in particolare a quello del gruppo PD alla Provincia) prima di inviarli alle testate giornalistiche per la diffusione è bene che qualcuno li legga, anzi li corregga anche nella forma oltre che nella sostanza. Capisco che quello sulla incresciosa vicenda è stato scritto in fretta, ma non si fa certamente una bella figura e non si da una bella immagine degli esponenti del partito.
O tempora o mores!