Maria Chiara Rizzo
Alle 15 di ieri, ora italiana, il Ministero dell’Interno marocchino non aveva ancora comunicato l’esito delle elezioni legislative, anche se il PJD, Partito di giustizia e sviluppo, di tipo confessionale, aveva già annunciato la sua vittoria. La grande sfida di queste elezioni è stata la partecipazione della popolazione, il cui tasso registrato era pari al 34% alle 17 di venerdì, dopo la preghiera. Secondo le stime del Ministero dell’Interno, alle 15 solo il 22% degli aventi diritto si era recato alle urne, facendo presagire una scarsissima affluenza. La partecipazione alle elezioni è un indicatore importante, sinonimo di interesse dei Marocchini per la vita politica del Paese e testimone del livello di avanzamento del processo di democratizzazione. L’interrogativo principale è se la partecipazione alle elezioni supererà quella fatta registrare durante il referendum del primo luglio sulle modifiche costituzionali, attestatasi al 73%. La preoccupazione del Ministero è lecita, soprattutto in virtù del fatto che dagli anni ’90 si è assistito a un forte calo di partecipazione dei cittadini alla vita politica, in controtendenza con gli sforzi della monarchia a favorire un maggior coinvolgimento e l’empowerment della popolazione. Parecchi osservatori internazionali sostengono che il Marocco potrebbe rappresentare un modello di democrazia per la regione, indica il “Financial Times”, sottolineando che il Regno, importante partner commerciale dell’Europa, è molto diverso sotto tanti aspetti dagli altri Paesi arabi. In effetti, il re Mohammad VI si è sempre distinto per il suo impegno nel cercare di fare del Marocco un ponte tra Maghreb e Europa, diventando il principale mediatore e interlocutore maghrebino del vecchio continente. Sebbene considerate troppo deboli e non sufficienti, le riforme portate avanti dal re hanno impedito al Paese di sprofondare nella crisi che ha travolto i suoi vicini e in primis la Tunisia. Le manifestazioni tenutesi nelle città marocchine sono state autorizzate dalle istituzioni e non hanno visto spargimento di sangue. Il Marocco ha intrapreso già da tempo un percorso per la realizzazione della transizione democratica, nonostante debba continuare a confrontarsi con sfide impellenti: riforme politiche, Polisario e recessione economica. L’appoggio alle istituzioni marocchine arriva anche da oltreoceano. In occasione delle legislative, Washington ha fatto sapere che l’America sostiene gli sforzi del Regno tesi alla promozione del processo democratico attraverso l’implementazione di riforme costituzionali, giudiziarie e politiche. Inoltre, Washington incoraggia il Paese maghrebino a consolidare lo stato di diritto e a conformarsi agli standard dei diritti dell’uomo e delle pratiche di buon governo. Nel 2005 il re Mohammed VI ha lanciato l’Iniziativa Nazionale per lo Sviluppo Umano a favore di uno sviluppo coerente con gli obiettivi del Millennio. Il progetto prevede una serie di azioni di cui beneficiano tutte le categorie della popolazione marocchina allo scopo di perseguire l’obiettivo principale: la lotta contro la povertà e l’esclusione sociale.