Per il Marocco sono ore decisive. Ieri mattina, alle 8 ora locale, si sono aperti i seggi per le elezioni anticipate e circa 13 milioni di marocchini, tra cui quelli residenti all’estero, sono stati chiamati a esprimere la loro preferenza per l’attribuzione dei 395 seggi in Parlamento, contesi da 31 formazioni politiche. Gli osservatori chiamati a vigilare lo svolgimento delle votazioni sono 3.828, di cui 3.497 nazionali e 331 stranieri. Le legislative arrivano pochi mesi dopo la riforma della Costituzione voluta dal re Mohammed VI per arginare il malcontento e dare risposte più incisive ai tumulti popolari guidati dal Movimento 20 Febbraio che rivendica riforme politiche e sociali immediate. La nuova Costituzione è stata approvata il primo luglio scorso con il 98% dei sì, percentuale che ha creato non poche polemiche. Il Movimento 20 Febbraio, che ha considerato le riforme ininfluenti e di facciata, pochi giorni fa ha invitato il popolo marocchino a boicottare le elezioni. Il leader della timida “primavera marocchina”, cinque giorni fa, è sceso in piazza trascinando con sé 3 mila persone unitesi in una grande marcia per le strade della capitale, Rabat, e 4 mila a Casablanca, la città più grande del Paese, nonché capitale economica. Pacifiche manifestazioni si sono svolte anche in altre città del Regno. Tra gli slogan urlati e sventolati per le strade “Dopo la Tunisia, l’Egitto, la Siria e la Libia, ora è il momento del Marocco” e quello che ormai caratterizza tutte le manifestazioni della primavera araba “Vogliamo la caduta del regime”. Dopo mesi dall’inizio delle proteste la gente nelle piazze è indignata. Le riforme con cui il Re ha cercato di mettere a tacere i movimenti pro-democrazia non hanno spazzato via la struttura politica di un sistema corrotto che continua a legittimare i pieni poteri del monarca e che i manifestanti continuano a contestare soprattutto ora che le elezioni, secondo gli oppositori, non rappresenteranno alcun cambiamento e passo in avanti verso le richieste del popolo. Nonostante la condanna degli arresti arbitrari vietati dalla nuova Costituzione, molti attivisti che hanno invitato a boicottare le elezioni sono stati messi in prigione. I sondaggi confermano le tendenze registrate in diversi Paesi della primavera araba, dando per favorito il partito islamico, Pjd, Partito di giustizia e sviluppo, fino ad ora all’opposizione con 47 seggi su 395. La nuova Costituzione conferisce maggiori poteri al primo ministro che non sarà più nominato dal re, ma designato dal partito vincitore. Inoltre, tra le innovazioni del testo costituzionale una quota rosa per un minimo di 60 deputate e una quota giovani che destina 30 seggi a candidati che non hanno più di 35 anni. Oggi il Paese si trova a trascorrere un momento difficile segnato da alti tassi di disoccupazione e profonde sacche di povertà. Fino ad oggi il Re ha goduto dell’avallo e dell’ammirazione del suo popolo, anche se le vere forti critiche sono mosse al suo entourage. In mattinata il Ministero dell’Interno comunicherà l’esito finale degli scrutini.
Mi colpisce leggere che in Marocco nel nuovo testo della Costituzione ci sia spazio le quote giovani… mentre in Italia nessuno si occupa dei nostri giovani che sono il futuro per ogni nazione