Fedullo: fine di una lunga storia

Aldo Bianchini

SALERNO – Si è spenta all’improvviso la vita terrena di Alessandro Fedullo, magistrato di lungo corso, fondatore della sezione salernitana del TAR. Un lieve malore nella notte tra sabato e domenica scorsa, nulla faceva pensare al peggio, poi le condizioni fisiche si sono aggravate e in men che non si dica è giunta l’ora del trapasso di uno degli uomini che ha segnato la storia giudiziaria amministrativa degli ultimi trent’anni. Era nato in quel di Pisciotta dove amava tuttora conservare le sue profonde radici cilentane e sarà proprio lì che la sua salma sarà traslata dopo le onoranze funebri di questa mattina alle ore 11.30 nel Duomo di Salerno, onoranze precedute da un passaggio del corteo funebre per la sede del TAR, il suo Tar. La storia giudiziaria della famiglia sarà continuata dal figlio Ezio che, dopo una breve permanenza nella Procura della Repubblica come p.m., da qualche anno è arrivato al TAR di Salerno per continuare l’opera del padre. Ho scritto prima che la salma di Fedullo passerà davanti al “suo TAR” e credo di non aver sbagliato. Ecco, il giudice Fedullo è stato presidente del TAR di Salerno dal 1986 (anno della sua attivazione) fino al 2006, venti anni, tanti, forse troppi, fino al punto di indurlo a considerare quella struttura una sua creatura, soltanto sua. Dal 2007 era passato alla presidenza regionale del TAR che ha retto fino a poco tempo fa, fino al momento di andare in pensione. A cavallo degli anni 2000 si era distinto per i suoi studi sulla Carta Costituzionale ed in più occasioni aveva magistralmente relazionato sul “processo amministrativo e sulla riforma del titolo V della costituzione”, insomma era un maestro del diritto e del processo amministrativo. Nel maggio del 1998 una pietra grossa come un macigno cade sulla testa di Alessandro Fedullo, viene coinvolto nel famigerato processo penale denominato “aborti d’oro”; ne uscirà soltanto dodici anni dopo, nel 2010, per prescrizione quando ormai il suo pesante capo d’imputazione era stato derubricato a semplice concorso in un’azione di probabile soccorso per cui aveva presumibilmente fatto uso dell’autovettura di servizio. Un’ombra certamente cancellata dalla lunga e fulgida carriera di magistrato, sempre integro, sempre attento alle necessità dei meno abbienti, sempre pronto all’ascolto, sempre estremamente equilibrato nei giudizi che, in molti casi, hanno segnato anche la vita politica della città di Salerno e dell’intera provincia. Ha avuto, fino all’ultimo secondo della sua vita terrena, il conforto dei suoi cari e dei familiari più stretti che lo accompagneranno in quest’ultimo viaggio, almeno fino a Pisciotta dove riposerà per sempre.

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