Maria Chiara Rizzo
La Lega Araba ha sospeso la Siria dal suo organismo per non aver risposto positivamente ai richiami che invitavano il Paese a porre fine alle violenze e alla repressione delle manifestazioni pro democrazia e a provvedere alla scarcerazioni di decine di migliaia di prigionieri politici. La sospensione sarà effettiva a partire dal 16 Novembre prossimo. La misura, approvata al Cairo lo scorso sabato in seguito al meeting dei ministri arabi, è arrivata allo scadere dei tre giorni entro cui, come imposto dalla Lega Araba, la Siria avrebbe dovuto arrestare l’ondata di violenza in atto da circa otto mesi. La reazione siriana è stata dura. Il rappresentante siriano presso l’organizzazione internazionale politica di stati del Nord Africa, Corno d’Africa e Medio Oriente, Yussef Ahmad, ha definito tale scelta “illegale, una violazione della Carta dell’organismo”, accusando, poi, gli Stati Uniti di avere ordinato tale sospensione. In centinaia si sono riuniti in piazza a Damasco per una manifestazione pro Assad. Alcuni cittadini armati di bastoni e coltelli hanno fatto irruzione nell’ambasciata saudita nella capitale siriana, invece, altri manifestanti contro la decisione della Lega hanno attaccato i consolati francese e turco nella città costiera di Latakya. Gli attacchi alle istituzioni straniere si sono verificati subito dopo che il primo ministro del Qatar, Sheikh Hamad Bin Jassem, nonché presidente di turno della Lega, aveva annunciato la sospensione e l’implementazione di sanzioni politiche ed economiche contro la Siria. Il presidente, che si è detto dispiaciuto per la decisione, ma che ne ha sottolineato l’inevitabilità, ha fatto presente che 19 Paesi hanno votato in favore di tale misura, mentre Libano e Yemen hanno votato contro e l’Iraq si è astenuto. Intanto la Lega ha anche invitato i suoi Stati membri a far ritirare i propri ambasciatori da Damasco.
