Aldo Bianchini
SALERNO – Amato, cioè don Peppino, a questo punto deve dire la verità. Non è più un invito (come avevo fatto qualche giorno fa scrivendo <Amato, dica la verità!>) ma è un’esigenza improrogabile per poter salvare il salvabile. Un’esigenza personale sua che non può, a mio sommesso avviso, distruggere quell’impero e quel marchio noto in tutto il mondo; sarebbe da irresponsabili, anche perché la Magistratura dopo tantissimi tentennamenti incomincia a fare le cose sul serio per arrivare alla verità, e potrebbe essere una verità veramente inquietante, in grado di rivoltare il potere politico salernitano come un calzino. Chiudevo il precedente articolo proprio con questa espressione tanto abusata dai PM milanesi ai tempi di tangentopoli. Qualcosa molto verosimilmente è mutato nell’ordine naturale degli equilibri in seno alla stessa Procura della Repubblica di Salerno e nelle ultime ore si è decisa all’attacco con la notifica di ben 12 avvisi di garanzia a personaggi noti e meno noti. La discesa in campo della Procura Penale, forse tardiva, è comunque un segnale allarmante per tutti anche per chi da questa prima raffica di avvisi non è stato colpito. La strategia degli inquirenti ormai è chiara, vogliono arrivare diritti all’obiettivo che potrebbe non essere solo e soltanto l’ex presidente della Commissione Parlamentare Finanze on. Paolo Del Mese. C’è sicuramente dell’altro così come ci sono altri personaggi anche di primo piano della politica salernitana. Ecco perché “don Peppino deve dire la verità, tutta le verità, nient’altro che la verità”, non può continuare a mentire o , nel migliore dei casi, a zittire, Se c’è ancora qualcosa da salvare del suo impero e del suo marchio questo è il momento della verità. L’altra mattina in un iper mercato ho distrattamente ascoltato il chiacchiericcio tra due donne intente alla spesa; una delle due diceva pressappoco così: “Peccato che il marchio Amato deve scomparire, speriamo che don Peppino faccia qualcosa per salvarlo”. Proprio l’affermazione e di quella anonima signora mi ha convinto a questo nuovo appello nei riguardi di Giuseppe Amato che non può e non deve fare la fine di Calisto Tanzi, miseramente franato sotto i colpi delle sue stesse colpe per non aver detto tutta la verità. Le perquisizioni ordinate dal pm Vincenzo Senatore (uno dei pochi specialisti in reati finanziari!!), la loro durata e la loro intensità hanno spaventato tutti, finanche Mario (il nipote di Paolo Del mese e discendente del cav. Mario) ai vertici della Ifil C&D srl (una finanziaria nata nel periodo dei grandi accordi e del passaggio di danaro tra Amato, Energy Plus, le due società milanesi che direttamente interessate-controinteressate al Crescent e Del Mese ?) e la onnipresente in diversi appalti del Comune di Salerno Esa Costruzioni di Nocera Inferiore e già interessata ai lavori di pavimentazione di Piazza della Libertà della quale ho ampiamente parlato a gennaio di quest’anno per via dei controlli della DDA. E poi c’è la perquisizione dell’abitazione del consigliere provinciale Antonio Anastasio e della sua società CMD, con il collegamento per Vicenza attraverso la Natana doc, di Giovanni Attanasio. Insomma, non voglio arrogarmi meriti specifici, ma sembra proprio che la Procura si sia mossa sulla base di alcune utili indicazioni che ho fornito nell’articolo del 27 ottobre scorso dal titolo “Amato, dica la verità!!” che ho citato all’inizio. A questo punto non resta al cavaliere Amato che rispondere alle domande che ponevo pochi giorni fa e che qui ripeto per chi non le avesse ancora lette: <<E’ vero o no che all’epoca della concessione del sussidio di 50milioni il presidente della Commissione Finanza della Camera era l’allora parlamentare Paolo Del Mese? E’ vero o no che all’epoca della concessione del sussidio di 2milioni da parte del Monte dei Paschi di Siena nel CdA di quella banca c’era anche l’attuale consigliere provinciale Antonio Anastasio che in quel momento era un delmesiano di ferro? E’ vero o no che a spingere le trattative per la vendita del vecchio stabilimento ai francesi (Energy Plus) fu lo stesso Del Mese in perfetta sintonia con il Comune di Salerno che spingeva nella stessa direzione per garantire ai francesi nuovi investimenti dopo il fallimento della centrale termoelettrica a seguito dell’improvviso e imprevedibile cambio di rotta di De Luca? E’ vero o no che la famiglia Amato voleva accollarsi il “presunto debito” di Del Mese, e per quale motivo tanta magnanimità? Fu davvero un prestito oneroso? E’ vero o no, infine, che la richiesta di prestito venne formulata in circostanze molto vicine temporalmente alla concessione dei due sussidi sopra richiamati?>>. La forte personalità, il grande carisma, l’aplomb tutto anglosassone, l’imperturbabilità e la maschera ieratica del cavaliere Giuseppe Amato devono venire fuori per rimanere nella storia di questa città e dell’intera imprenditoria meridionale in maniera positiva senza dare a nessuno la possibilità di indicarlo in futuro come un comune malversatore. Questo lo deve a se stesso, alla sua famiglia, al suo impero ed alla società civile che lo ha sempre apprezzato, e non soltanto per i suoi meriti sportivi.