Maltempo: la lezione di Napoli


Aldo Bianchini

Campania – Incomincio a scrivere pensando e sapendo che la “prevenzione”, in ogni settore della vita quotidiana, è una delle cose più difficili da porre in essere, soprattutto quando si parla di ordine pubblico, di lavoro o di disastri ambientali. So anche bene che alla difficoltà generale c’è una difficoltà aggiuntiva in materia di prevenzione, difficoltà che interviene quando dalla fase preparatoria e formativa si passa alla situazione reale sul campo. Abbiamo scritto e parlato con superficialità, quasi beffeggiandole, delle Autorità statunitensi che poco tempo fa hanno letteralmente “chiuso New York” una delle città più grandi del mondo per il pericolo di una solo paventata tempesta tropicale. La verità è che siamo un popolo che non ha la cultura della prevenzione, questo è il dato di fatto inoppugnabile. Però siamo anche un popolo che subito si indigna dopo una sciagura ed è pronto ad aggredire, non solo verbalmente, il sindaco di Genova che non “chiuso” la città dopo la conclamata “allerta/2”. Il sindaco avrà anche la sue responsabilità, ma cosa sarebbe successo se Genova fosse stata chiusa senza che poi si scatenasse l’inferno? A questa domanda nessuno risponde preventivamente, tutti sono disposti a farlo certamente dopo che i fatti si sono consumati, nel bene o nel male. Cosa fare contro l’imponderabilità della natura? Difficilissimo rispondere senza correre il rischio delle ovvietà. Una risposta precisa, e lo dico col senno di poi proprio perché non è successo nulla, viene per tutti dalla partitissima Napoli-Juventus che le competenti Autorità hanno deciso di sospendere dopo un consulto stretto tra Sindaco, Prefetto, Questore, Protezione Civile. Tutto lasciava prevedere il peggio che fortunatamente non è accaduto, anzi è spuntato addirittura il sole dopo una mattinata di pioggia intensa. E adesso, come scontato, le polemiche saranno infinite, almeno fino alla data in cui la partita sarà disputata. Perché sospendere una partita di cartello quando le condizioni non erano ancora irreversibili?  Semplice la risposta in questo caso. Da Napoli viene una lezione di cultura della prevenzione. Ve la immaginate Voi una folla di 60mila spettatori sotto un diluvio universale che deve abbandonare rapidamente lo stadio San Paolo. E lo immaginate Voi il mega ingorgo del traffico in tutta la zona di Fuorigrotta proprio mentre i mezzi di soccorso della protezione civile avrebbero dovuto portare il loro aiuto. Ve le immaginate Voi le incredibili e violenti polemiche che un minimo incidente in quelle condizioni avrebbe provocato. Insomma il Sindaco, il Prefetto, il Questore e il responsabile della Protezione Civile sarebbero stati giustamente messi in croce o alla gogna, con tutte le conseguenze del caso anche sul piano giudiziario. Sembra ora che aver rinviato una partita di calcio, anche se di cartello, possa essere paragonato ad una  sorta di peccato mortale o, nel migliore dei casi, ad uno stato di incompetenza totale e senza appello. Molto sommessamente ritengo oltremodo giusta una decisione del genere che sarà stata certamente sofferta e assunta sulla base di inoppugnabili previsioni. Quando possono essere messe a rischio delle vite umane cosa può contare una partita di calcio o anche qualsiasi altra manifestazione. Per questi motivi affermo che da Napoli è venuta una lezione di grande civiltà oltre che di assoluta prevenzione, e se le voci accreditano buona parte di questa decisione al sindaco Luigi De Magistris dovremmo tutti plaudire alla fermezza del suo operato.

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