Il debito sovrano


Filippo Ispirato

Il debito sovrano: la nuova gallina dalle uova d’oro per le banche d’investimento. Da un anno a questa parte non si fa che parlare d’altro: la crisi del debito sovrano della Grecia, i problemi del debito pubblico dell’Italia, Irlanda, Spagna, Belgio e Portogallo, gli spread dei titoli italiani e francesi in aumento. Cosa si cela dietro tutto questo? Davvero i bilanci degli stati membri dell’Ue sono in una situazione tanto difficile? Il periodo a dire il vero non è dei migliori, a causa di un mercato dei consumi stagnante e un tasso di disoccupazione in aumento. La gran parte dei problemi nascono però dalla speculazione delle grandi Corporations di gruppi finanziari e banche d’affari che speculano sul debito pubblico delle nazioni europee. Alla base, infatti, della tempesta finanziaria scatenatasi quest’estate sui titoli di stato italiani, i Btp, ci sono proprio dei grandi gruppi bancari. Queste banche d’investimento, in parole povere, detengono all’interno dei loro portafogli gran parte dei titoli del debito pubblico italiano (il 55% circa del totale) dai quali hanno voluto trarre in maniera facile dei guadagni a danno del resto del sistema finanziario, ed in particolar modo dei piccoli risparmiatori. In cosa consiste questo facile guadagno?  Il guadagno consiste nel vendere in maniera massiccia sul mercato i titoli di stato italiani, Btp, posseduti nel proprio portafoglio ed innescare attraverso la vendita un segnale di sfiducia nei confronti dell’Italia e sul suo debito, considerato meno affidabile rispetto al passato. Vendendo, il prezzo dei Btp comincia a scendere, e la discesa del prezzo indurrà anche altri investitori istituzionali a vendere e a cascata faranno lo stesso i piccoli risparmiatori, per paura di un eventuale declassamento/default del paese e di rischiare la perdita del proprio capitale. Il gioco perverso dove sta? Che benefici ottengono le grandi corporations di banche d’affari e di investimento? Il gioco che attuano è quello della speculazione: si vendono i titoli in gran quantità quando il loro valore è alto, si aspetta che il valore dei titoli scenda, dopo l’iniezione di sfiducia sul sistema nei confronti della nazione presa di mira, insinuando il rischio di un suo possibile rischio fallimento, per poi riacquistare gli stessi titoli, “denigrati ad arte”, per poi riacquistarli successivamente ad un prezzo ridotto. In poche semplici mosse, e senza aver creato posti di lavoro e aver prestato un solo euro alle aziende per lo sviluppo dell’economia reale (che invece è il compito principale delle banche) hanno realizzato degli enormi profitti a scapito della classe dei piccoli investitori. Non solo, ma l’ingegneria finanziaria ha approfittato ulteriormente di questo sistema  speculando anche sul rischio fallimento paese attraverso il CDS, ossia degli strumenti finanziari che assicurano sul rischio default di una nazione. Le banche d’investimento acquistano questi CDS quando iniziano a vendere massicciamente  i titoli di Stato, quando il rischio fallimento paese è ancora basso. Il costo del CDS è basso ma, una volta cominciato ad aumentare il rischio fallimento paese questi strumenti assicurativi di copertura del rischio fallimento assumono valore più elevato perché coprono da un rischio diventato con il tempo più probabile. Una volta gonfiato artificialmente il valore dei CDS si rivendono sul mercato ottenendo altri extra profitti senza aver creato nulla. Un comportamento tipico degli squali della finanza secondo il motto “Greed is good”.L’affare della speculazione del debito sovrano sta creando sempre più problemi a tutte le nazioni europee, non solo all’Italia, in quanto innescando timori sulla situazione paese ogni stato per finanziare il debito sarà costretto ad emettere titoli di stato a tassi sempre maggiori e  tassi più alti significa tagli al welfare, aumento della tassazione, riduzione dei posti di lavoro e meno tutele per i lavoratori dipendenti. Un circolo vizioso che coinvolgerà tutti gli stati membri dell’Ue con il solo scopo di spostare ricchezza dal ceto medio al sistema Finanza con tanto di collusione o incapacità del mondo Politico. Una soluzione? La democrazia con la D maiuscola della piccola Islanda che ha rotto le catene in qualche modo con questo sistema perverso, creando delle leggi ad hoc che hanno addebitato i costi del loro  default  del 2008 alle proprie banche d’affari.

 

 

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