I giovani del Vallo di Diano lamentano un deficit sempre più allarmante di posti di lavoro… Il problema ha origine e cause diversificate enfatizzate in questi anni da una lunga crisi economica di origine internazionale che ha colpito con particolare durezza le parti più fragili del mercato del lavoro italiano. Servono scelte politiche e sociali nette e finalizzate all’occupazione giovanile. Per essere efficaci dovranno essere costruite con un clima di condivisione di obiettivi, coesione sociale e forte cooperazione tra tutti i soggetti sociali, economici ed istituzionali- dicono alcuni ragazzi contattati da noi-strumentalizzare in chiave politica o ribellistica il disagio giovanile vuol dire bruciare la possibilità che si possa dispiegare un nuovo protagonismo sociale dei giovani per produrre quei cambiamenti così necessari ad invertire la tendenza negativa di questo tempo-Sono due le linee di frattura sociale manifestatesi in questi anni nel Comprensorio a sud di Salerno, una crescente e progressiva separazione tra scuola e lavoro che determina una grandissima difficoltà dei giovani, pur scolarizzati, ad incrociare la domanda di lavoro e nell’ultimo periodo un vero e proprio blocco dell’accesso al lavoro, determinato dal protrarsi della crisi economica, che ha generato consistenti bacini di disoccupazione e cassa integrazione lunga anche tra i lavoratori occupati. All’interno di questi due fenomeni la flessibilità del lavoro, che all’inizio del decennio aveva permesso l’ingresso nel mercato del lavoro di molti giovani ed era orientata ad una tendenziale stabilizzazione, ha invece preso la piega ruvida di una temporaneità e di una incertezza sempre più forte che oggi è oggettivamente tutta sulle fragili spalle di giovani uomini e donne per i quali sembra non ci possano essere prospettive. Situazione grave cui bisogna rispondere in modo univoco, coordinato e deciso con un solo forte obiettivo da cogliere nei prossimi mesi: riaprire le porte del lavoro ai giovani. La misura di ogni azione realizzata da chi governa e di ogni proposta da chi sta all’opposizione dovrà essere la capacità di creare opportunità di lavoro aggiuntive e praticabili per i giovani. Allo stesso modo il Sindacato è chiamato ad una rinnovata assunzione di responsabilità per costruire nel mercato del lavoro e nel rapporto con il mondo delle imprese quei percorsi di avviamento al lavoro che diventino per ogni giovane una opportunità concreta da gestire con forte intraprendenza ed impegno. Sono di tre ordini le scelte da fare per riaprire le porte al lavoro per i giovani: – Incentivare le nuove assunzioni con una scelta netta di rilanciare l’apprendistato, come vero e proprio contratto di primo lavoro che attraverso l’utilizzo della formazione facilita l’incontro tra le competenze dei giovani e le esigenze reali delle imprese e in questo modo crea anche premesse solide di stabilizzazione. Analogamente per le aree territoriali a maggiore intensità di disoccupazione, in particolare nel Mezzogiorno è necessario concentrare le risorse dei fondi disponibili sul credito d’imposta per nuove assunzioni e per stimolare gli investimenti in innovazione e ricerca che creano opportunità di lavoro qualificato per i giovani diplomati e laureati. -Migliorare il rapporto scuola/formazione e lavoro. Nell’immediato va riconvertito l’utilizzo degli stages/tirocini oggi largamente abusati a danno dei giovani facendoli rientrare all’interno degli ultimi anni di ogni ciclo scolastico e formativo come occasione reale e diffusa di alternanza scuola/ lavoro, e così si potranno integrare in futuro in modo più proficuo. In generale va perseguita una riforma degli ordinamenti scolastici che dia maggior peso alle scuole tecniche e professionali e alle aree scientifiche, collegate sempre di più allo sviluppo della ricerca. -Rafforzare la tutela sociale del lavoro flessibile per impedire che la flessibilità, necessaria per il sistema economico diventi insostenibile precarietà per le persone. Il pieno riconoscimento contrattuale e la parificazione contributiva per le diverse tipologie di lavoro per evitare l’abuso delle forme più flessibili a danno dei giovani sono i primi passi che permetteranno la costruzione di tutele sociali, quali il sostegno al reddito e la continuità contributiva per i periodi nei quali si perde il lavoro, nell’ottica di una esplicita scelta di favorire con le politiche attive una rapida ricollocazione. È necessario l’impegno delle istituzioni nazionali, regionali e territoriali e di tutte le realtà associative sensibili per la costruzione di ampie “coalizioni operose “, che sappiano realizzare le scelte politiche e operative per rispondere all’emergenza giovanile, facendo leva sulla responsabilità civile e sociale di ogni soggetto rappresentativo e creando opportunità concrete di impegno diretto dei giovani in prima persona.