Crisi: arrivano i nuovi poveri

Crisi, aumentano in Italia i ‘nuovi poveri’: hanno casa e lavoro ma sono indigenti. Le donne e le nuove generazioni si trovano a pagare il prezzo più elevato.

Antonio Citera

Aumentano in Italia i ‘nuovi poveri’: persone che hanno una casa, un lavoro e vivono in famiglia ma se la passano male. In quattro anni sono aumentati del 13,8%, con significative differenze nelle diverse macroregioni italiane. Nel Mezzogiorno l’aumento registrato è addirittura del 74%. E’ quanto emerge dal XI Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia, curato da Caritas Italiana e Fondazione Zancan, presentato oggi a Roma. Un Rapporto dal quale risulta un’Italia sempre più povera, non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale e della privazione di diritti fondamentali. Il perdurare della condizione di povertà di molte persone e famiglie povere – si legge nel Rapporto – dimostra che le politiche di contrasto fin qui attuate non sono riuscite a incidere sul fenomeno. Anziché continuare a insistere su una strada dimostratasi fallimentare, è ora importante segnare un netto cambiamento di rotta. Il raggio di azione della povertà economica si sta progressivamente allargando – si legge nel Rapporto – e coinvolge un numero crescente di persone e famiglie tradizionalmente estranee al fenomeno. Per le nuove famiglie povere, la povertà non è sempre cronica, ma rappresenta una situazione episodica del proprio percorso biografico. Non è il prodotto di processi di esclusione sociale irreversibili, ma di un più generale modo di vivere, di una instabilità delle relazioni sociali, di una precarietà che coinvolge il lavoro, le relazioni familiari e l’insufficienza del sistema di welfare. Le nuove situazioni di povertà che si affacciano ai Centri coinvolgono pesantemente l’intero nucleo familiare: tutti i membri della famiglia si trovano a vivere, in modi diversi, una condizione di stress e di sofferenza, anche se le donne e le nuove generazioni si trovano a pagare il prezzo più elevato. Fino a poco tempo fa le statistiche si chiedevano quanti potessero essere i poveri in Italia, per poter eventualmente attuare azioni di welfare. Sempre più di frequente ci si trova invece a domandarsi: “Chi sono i poveri”? Cosa si intende per povertà? E’ povero solo chi non ha i mezzi sufficienti per soddisfare i bisogni essenziali o ci sono “nuovi poveri”, determinati da condizioni precarie di lavoro, da stipendi bassi, da costi della vita sempre più alti? La cosiddetta nuova povertà è reale o si tratta solo di percezioni di alcune persone in confronto a chi può permettersi più lussi? Quali sono i numeri e le principali tendenze nella composizione della popolazione “povera” della nostra città e provincia e che caratteristiche ha il profilo delle persone a rischio? Una quantificazione del fenomeno risulta particolarmente problematica nella misura in cui non disponiamo di una definizione puntuale e condivisa della realtà che intendiamo misurare. Relativamente più semplice è l’individuazione delle tendenze emergenti che attraversano la nebulosa della povertà. In generale possiamo affermare, e su questo tutte le ricerche concordano, che accanto alla persistenza di sacche di povertà da tempo conosciute e che nel tempo tendono a riprodursi, da alcuni anni si registrano situazioni di impoverimento che presentano tratti del tutto inediti rispetto al passato. Con riferimento a questa seconda figura della povertà, è in particolare il processo di destabilizzazione degli stabili che caratterizza queste situazioni: biografie che hanno conosciuto un pieno inserimento sociale e una piena integrazione lavorativa che oggi si trovano a confrontarsi con l’incertezza di una condizione che li espone al rischio di un impoverimento più o meno estremo.

 

 

 

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