Domenica mattina il Sisifo bar ha ospitato la ministra Mara Carfagna. Dubbi e incertezze dal territorio. Intanto i quattro di Del Vecchio si spaccano.
Aldo Bianchini
Cava de’ Tirreni – La visita, più o meno occasionale, della ministra Mara Carfagna nel bunker della cancelleria ciriellina ha prodotto a mio sommesso avviso almeno due effetti immediati. Una corona di spine per Alfredo Messina e la frattura dello schieramento anti Galdi capeggiato dal consigliere comunale Giovanni Del Vecchio. Ma andiamo con ordine. Parlavo di una visita più o meno occasionale della Carfagna perché quella di domenica mattina nel Sisifo bar mi è parsa più una visita di riempimento della lunga mattinata in attesa della partita di calcio del pomeriggio a Salerno che una tappa incastonata in un preciso progetto di conquista di un territorio che, in verità, non le è mai appartenuto e che non ha mai conosciuto, almeno come era consuetudine dei politici di una volta. Per quanto riguarda la corona di spine per Messina (ex sindaco) ritengo che l’incoronazione ricevuta dalla ministra quando ha detto “Credo che l’invito dell’ex sindaco Messina di tornare a fare politica tra la gente debba guidarci” da una parte incorona realmente Messina come punto di riferimento cavese della linea Carfagna e dall’altra lo esclude definitivamente da qualsiasi gioco politico con la maggioranza di Cirielli. In effetti Alfredo Messina, da astuto politico, dalla elezione di Marco Galdi a sindaco di Cava ha sempre avuto un atteggiamento altalenante nell’attesa di qualche incarico nelle miste, anche se era comunque presente il giorno dell’inaugurazione della segreteria della ministra a Salerno. Dunque una corona si, ma piena di spine. Per quanto attiene l’avvocato Giovanni Del Vecchio mi spiace dirlo ma la consacrazione della sua amicizia con la Carfagna e la visita a Cava della stessa ha prodotto subito la presa di posizione dei consiglieri comunali Matteo Monetta, Luca Alfieri e Antonio Palumbo che, sebbene pregresse avvisaglie già davano segnali di rottura, non si sono presentati all’appuntamento; e forse non erano stati neppure invitati. Per correttezza va detto che il sogno di Del vecchio di capeggiare un gruppo di contrasto all’interno della stessa maggioranza nel consiglio comunale si era già sfaldato da tempo perché ognuno dei quattro aveva già fatto scelte differenziate. Esattamente com’è costume nel PdL di ieri, di oggi, di Salerno e del Paese. Ora anche Del Vecchio rimane solo, come Messina, e senza una briciola di potere. E se è vero come è vero che senza potere non si va da nessuna parte è facile dire che i due non andranno da nessuna parte anche perchè, se vogliamo fare un’analisi serena ed obiettiva, sia Del Vecchio che Messina non sono mai stati fedelissimi né di Cirielli e neppure della Carfagna. E questo in politica ha sempre un peso determinante. Tutto questo, ovviamente, non scalfisce di una virgola la crisi immanente che incombe sull’alleanza di governo di Cava de’ Tirreni. Una crisi che viene da lontano e che Edmondo Cirielli sta cercando di pilotare e addomesticare nell’unico modo possibile: l’esercizio della propria forza politica e personale. Del resto quello che sta accadendo nello stesso palazzo Sant’Agostino (leggasi Cammarota, Aliberti, ecc., di cui parlerò in un prossimo servizio) ne è la dimostrazione lampante. Del Vecchio e Messina non hanno mai fatto una precisa scelta di campo e rimangono fuori; non sono come Antonio Lubritto che fin dal primo momento e con grande coerenza è stato schierato sempre contro Cirielli ed a favore della Carfagna. Qualcuno potrà dire che la sua scelta è anche sbagliata ma non potrà mai accusare l’ex assessore regionale di essere incerto o ondivago. E’ solo lui che riesce ancora a tenere accesa una piccola fiammella di speranza per l’eventuale politica del futuro di Mara Carfagna, e questo nel contesto devastante del principio del “tutti contro tutti” che vige all’interno del PdL non è un buon biglietto da visita.