La lunga vicenda giudiziaria per la costruzione di una strada e di una casa nel Parco Nazionale approda in Corte di Appello. Prossima udienza l’11 novembre 2011.
Aldo Bianchini
Monte San Giacomo – Tutto era cominciato in una calda giornata di metà agosto dell’anno 2006. Alcuni amici di Monte San Giacomo, per caso, passeggiano insieme per la strada di montagna, per caso notano una ruspa ferma sul bordo della carreggiata, per caso si accorgono che qualche giorno prima qualcuno ha iniziato lo sterro per una stradina, per caso decidono di percorrere quel tratto di stradina interpoderale, per caso non si accorgono che non è una stradina ex novo, per caso non ricordano che trattasi di un’antica e già esistente interpoderale comunale, per caso arrivano fino in fondo alla stradina, per caso notano che in quel luogo (manco tanto incantato!!) qualcuno ha dato il via alla ristrutturazione di un vecchio e fatiscente rudere, per caso non ricordano a chi appartiene. Per caso, sempre per caso, nessuno di loro ricorda che uno dei componenti la stessa compagnia al passeggio per i monti è da qualche giorno sotto processo per abuso edilizio commesso a qualche centinaio di metri dalla stradina e dalla casa, processo del quale, ovviamente per caso, non si sa più nulla. Sempre ed assolutamente per caso, non esiste altra versione verificabile, decidono di assurgere a custodi dell’ambiente e decidono, sempre assolutamente per caso, di tutelarlo in ogni suo aspetto; per caso, e solo per quel caso. E sempre per caso decidono che il reato commesso dal loro compagno non è di alcuna rilevanza penale, mentre quello commesso dagli altri è cosa assai grave; lo stabilisce il Comitato in maniera monocratica e per caso. Nasce così, sempre caso, il gruppo ecologista più famoso, non dico della storia ma almeno del Vallo di Diano: “Comitato 18 agosto 2006”. Quattro o cinque i suoi componenti, non ha importanza, quasi tutti reduci da una sonora sconfitta elettorale nelle amministrative comunali di quell’anno; sconfitta che si è ripetuta qualche mese fa, nel 2011, in barba alle due sentenze di condanna in primo grado del tribunale di Sala Consilina. La prima per la strada pronunciata in sede monocratica dalla dottoressa Sabrina Calabrese l’8 giugno 2010 e la seconda per la casa in sede collegiale dal presidente Luciano Santoro il 22 luglio 2010. A vario titolo nella lunga telenovela sono state coinvolte diverse persone, tra tecnici, politici e proprietario del sito da riattare: Pietro Caporrino-Domenico Aluotto-Palmiro Clemente e Raffaele Totaro gli accusatori; Luigino Mele-Saverio Romano-Angelo Spina-Vincenzo Cardamone-Antonio Del Prete-Antonio Zoccoli e Felice Marmo gli imputati. Ieri mattina la prima parte della storia, quella riferita all’ampliamento della stradina, è approdata dinnanzi alla Corte di Appello di Salerno per la prima udienza dibattimentale. Rinvio quasi scontato, se ne riparlerà il prossimo 11 novembre. Le tappe saranno diverse e la storia continua.
La lunga vicenda giudiziaria per la costruzione di una strada e di una casa nel Parco Nazionale approda in Corte di Appello. Prossima udienza l’11 novembre 2011.
Aldo Bianchini
Monte San Giacomo – Tutto era cominciato in una calda giornata di metà agosto dell’anno 2006. Alcuni amici di Monte San Giacomo, per caso, passeggiano insieme per la strada di montagna, per caso notano una ruspa ferma sul bordo della carreggiata, per caso si accorgono che qualche giorno prima qualcuno ha iniziato lo sterro per una stradina, per caso decidono di percorrere quel tratto di stradina interpoderale, per caso non si accorgono che non è una stradina ex novo, per caso non ricordano che trattasi di un’antica e già esistente interpoderale comunale, per caso arrivano fino in fondo alla stradina, per caso notano che in quel luogo (manco tanto incantato!!) qualcuno ha dato il via alla ristrutturazione di un vecchio e fatiscente rudere, per caso non ricordano a chi appartiene. Per caso, sempre per caso, nessuno di loro ricorda che uno dei componenti la stessa compagnia al passeggio per i monti è da qualche giorno sotto processo per abuso edilizio commesso a qualche centinaio di metri dalla stradina e dalla casa, processo del quale, ovviamente per caso, non si sa più nulla. Sempre ed assolutamente per caso, non esiste altra versione verificabile, decidono di assurgere a custodi dell’ambiente e decidono, sempre assolutamente per caso, di tutelarlo in ogni suo aspetto; per caso, e solo per quel caso. E sempre per caso decidono che il reato commesso dal loro compagno non è di alcuna rilevanza penale, mentre quello commesso dagli altri è cosa assai grave; lo stabilisce il Comitato in maniera monocratica e per caso. Nasce così, sempre caso, il gruppo ecologista più famoso, non dico della storia ma almeno del Vallo di Diano: “Comitato 18 agosto 2006”. Quattro o cinque i suoi componenti, non ha importanza, quasi tutti reduci da una sonora sconfitta elettorale nelle amministrative comunali di quell’anno; sconfitta che si è ripetuta qualche mese fa, nel 2011, in barba alle due sentenze di condanna in primo grado del tribunale di Sala Consilina. La prima per la strada pronunciata in sede monocratica dalla dottoressa Sabrina Calabrese l’8 giugno 2010 e la seconda per la casa in sede collegiale dal presidente Luciano Santoro il 22 luglio 2010. A vario titolo nella lunga telenovela sono state coinvolte diverse persone, tra tecnici, politici e proprietario del sito da riattare: Pietro Caporrino-Domenico Aluotto-Palmiro Clemente e Raffaele Totaro gli accusatori; Luigino Mele-Saverio Romano-Angelo Spina-Vincenzo Cardamone-Antonio Del Prete-Antonio Zoccoli e Felice Marmo gli imputati. Ieri mattina la prima parte della storia, quella riferita all’ampliamento della stradina, è approdata dinnanzi alla Corte di Appello di Salerno per la prima udienza dibattimentale. Rinvio quasi scontato, se ne riparlerà il prossimo 11 novembre. Le tappe saranno diverse e la storia continua.