Un rumore sordo, simile ad un tonfo, un corpo cade floscio sul pavimento e… Ed è subito sera.
Marco Bencivenga
Torino, 26 settembre 2011, siamo nel quartiere più lussuoso della città una donna di 66 anni entra in un bar e chiede di entrare in bagno. Poi un rumore sordo, simile ad un tonfo, quindi il nulla, l’indifferenza della clientela e lo storico caffè Platti fondato nel 1875, simbolo di eleganza e raffinatezza, non si è fermato neppure per un secondo. La donna, nata a Parigi e residente a Torino, secondo le prime ricostruzioni da parte della polizia, subito intervenuta sul luogo, si è chiusa nel bagno del bar e si è sparata un colpo con una pistola calibro 38 special. Tutto questo prima che i clienti e il personale del locale potessero intervenire. “Non ho chiuso perché non mi è sembrato opportuno– ha detto la titolare Pierina Giani – si è trattato di un fatto grave, ma voluto dalla signora. È lei che ha scelto di morire qui, forse perché questo bar le era diventato familiare. Ma perché chiudere il bar? Aspettavo per pranzo 100 turisti in arrivo da Milano con due autobus, ed il locale era pieno di gente. Io devo pensare al bar, a pagare i dipendenti, e poi forse la signora avrebbe preferito questa riservatezza ”. “La morte di qualcuno è sempre qualcosa che chiama tutti a fermarci un attimo, a pregare e ad entrare in sintonia con quella persona e la sua famiglia, il fatto che al Bar Platti di Torino, dopo la morte di una povera donna in sofferenza, tutto si è proseguito come se nulla fosse accaduto, ci deve far riflettere”. Ha affermato Ernesto Olivero, fondatore del Sermig di Torino. Questo di Torino non è l’ unico episodio che ripropone con agghiacciante freddezza il tema dell’indifferenza della gente di fronte alla morte. La scorsa estate ad Ostia il corpo senza vita di un uomo è adagiato sulla spiaggia e vi resta per ore, prima che arrivi la polizia mortuaria per i rilievi del caso mentre gli altri bagnanti continuano indisturbati a fare tuffi in acqua. Come dimenticare poi il fatto del 2009, che vide per sventurato protagonista un musicista rumeno, ucciso per sbaglio nella stazione della metropolitana dalla camorra, mentre 3 passanti evitano di soccorrerlo e di fretta lo scavalcano ? “ Questo fatto deprecabile -afferma il filosofo Tullio Gregory– ci offre il senso di una società disfatta che è manchevole di un adeguato senso civile, legata solo al personale e misero appagamento del benessere quotidiano. Solo, non è chi muore da solo, ma chi tiene aperto il locale quando qualcuno vi si suicida all’interno o chi scavalca un uomo morente, tirando via i passi con cinica indifferenza…… Ed è subito sera.
Deprimente…
No comment!
Episodi simili mi fanno vergognare di essere in questo assurdo Paese.
Mi chiedo a cosa serva davvero continuare a parlare di solidarietà o raccogliere fondi per debellare malattie incurabili…
Nessuno si cura di nulla proprio perché a nessuno importa nulla, ognuno pensa a se stesso, al suo presente, e in questa visione così ristretta ci si dimentica che la solitudine umana è una tristezza senza fine. Questa donna è morta nell’indifferenza della città e molto probabilmente, se fosse morta in un piccolo borgo, tutto ciò non sarebbe mai avvenuto, la città-metropoli è dura e indurisce gli animi, però episodi del genere dovrebbero spingere l’intera comunità ad interrogarsi sul tipo di esseri che stiamo diventando.
“Non sono né gentile, né crudele, né amorevole, né vendicativa: sono solo indifferente a tutti vuoi, perché so che altri vi sostituiranno quando ve ne sarete andati, e altri nasceranno quando morirete, e si leveranno a milioni quando sarete caduti – e la Città risorgerà per sempre riversandosi come una grande marea su questa terra” (Thomas Clyton Wolfe – Orgogliosa sorella morte)