I tirapiedi di Berlusconi/si, Berlusconi/no.

Michele Ingenito

Chi vincerà la ‘partita’ non si sa. La maggioranza tiene duro, la minoranza incalza. E l’Italia? Osserva allibita non riuscendo ancora a capire cosa cambierebbe davvero una volta raggiunto l’obiettivo tanto amato. Far fuori il capo del governo, finalmente. Poi nuove elezioni a meno di due anni da quelle programmate. In mezzo a tanto spreco di denaro (pubblico) una elezione in più, una in meno appesantisce le tasche degli italiani, ma gonfia quelle dei nouveaux riches. I politici, per l’appunto. Quelli che di politica campano a vita in virtù di un sistema tutto italiano che stenta a favorire il ricambio generazionale. A dire il vero, il Cavaliere se l’è andata a cercare. Per quanto poco gradevole la caccia allo scandalo, per quanto depistante rispetto a critiche costruttive oltre che ad alternative concrete da contrapporre in politica economica, ad esempio, da parte dell’Opposizione, si resta sconcertati dinanzi al macello mediatico originato dalla indubbie (e conclamate) virtù amorose del Premier. Premier che, alle soglie della vecchiaia che neppure di lui avrà pietà, avrebbe fatto e farebbe bene a chiudersi nel convento che anche la politica sa offrire a chi di tutto ha bisogno tranne che di ostentazione del corpo (altrui). L’ormai mitico Andreotti insegna. Mai un pettegolezzo, mai un’ostentazione di troppo, l’immagine della virtù nascosta. Silvio, del reso, è fatto così. Sanguigno, esuberante, allegro, estroverso. Ognuno ha il carattere che madre natura gli dona. La politica (italiana), però, è tutta un’altra cosa. E’ borgiana da capo a piedi. Vive di intrighi, compromessi, pugnalate e tradimenti. I sussurri e grida sono impietosi e perfino le apparenze vengono trasformate in fatti. Poteva sfuggire Berlusconi? Uno che non ama fingere, non rendendosi conto che l’Italia della politica è sempre un’altra cosa? Gode il buon Bersani, un simpaticone che non farebbe male ad una mosca. A meno che non tradisca origini arcoriane. In quel caso, forse, la farebbe fuori, magari di nascosto, non senza pesi sulla coscienza.

Tenuto conto di ciò, il Segretario del PD farebbe molto meglio ad utilizzare questo scorcio di legislatura costruendo un programma serio e condiviso di politica economica ed altro, per garantire all’Italia una alternativa credibile e, forse, a gran voce richiesta. Anche perché, allo stato attuale, i tirapiedi che contano sono ancora in maggioranza, sembra, dalla parte del Capo.

 

 

 

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