Erdogan è partito per il viaggio di unificazione spirituale dei Paesi Arabi e il suo scopo é chiaro. L’occasione della così detta “primavera araba” nata dal movimento giovanile multinazionale dei giovani, gli servirà per seminare accordi tra le Nazioni dell’Africa del Nord e per ammiccare agli altri Paesi dell’Africa in generale, già di matrice islamica. Sua prima meta Il Cairo dove gli avvenimenti di questi mesi, la caduta di Mubarak, l’assalto all’Ambasciata di Israele, hanno reso il terreno più fertile per un dialogo. Difficile, ma non impossibile con la Siria, imperante e prepotente, ottimo il Libano e la Libia, che va calmata dopo una guerra a tutto spiano. Erdogan elargirà all’Egitto, un pò di soldi e qualche strada, fermerà la corruzione e userà le grandi risorse del territorio. Ormai a lui non interessa più l’accesso in una Europa Unita che non l’a voluto – la Turchia è un Paese a prevalenza islamico – poteva essere una buona pedina ammortizzatrice per l’Europa, ma il suo essere islamico, gli ha comportato tentennamenti e velati rifiuti. L’Europa è cristiana e poco: “attenta”. A pretesto del no, anche la situazione finanziaria della Nazione turca. Allora dove li trova adesso i soldi da elargire al Nord Africa: Erdogan? Dagli sceiccati impegnati a portare avanti il loro discorso egemone nel territorio, gente abituata a trattare con banche svizzere, a viaggiare nel mondo con mogli, aerei personali e di più, a parlare con banche inglesi come clienti di riguardo e a non disdegnare un sorriso amichevole a Mosca. Se ad Erdogan va bene, il suo velato sogno di ricostruire l’Impero Ottomano va in porto. Per ottocento anni, i turchi hanno dettato legge, sterminato ed assoggettato, solo all’inizio del novecento, grazie ad un gruppo di giovani Ufficiali, che da anni si battevano per un minimo di democrazia, l’Impero si spense e concubine, eunuchi e sceicco, se ne andarono. I tempi erano giusti, la prima guerra mondiale, la tecnologia bellica, la storia, non aiutarono i tentativi di reggere l’impero ottomano. Recept, logisticamente, parte da un altro territori, quello veramente arabo, ma sa che con piccole modifiche e molto entusiasmo, con le fluide parole di odio che scendono nel cuore di chi odia, come l’acqua nel deserto, può fare un gran lavoro. Un Lavoro che l’Europa poteva impedire? Forse, ma ormai è tardi, Erdogan è partito per la sua guerra personale, una guerra che dice: – “voi non ci avete voluto e noi vi facciamo vedere chi siamo”.