Dopo una lunga malattia è morta ieri sera a Rozzano (Milano) Alessandra Sgarella Vavassori, l’imprenditrice 52enne milanese che negli anni Novanta era stata rapita dalla ‘ndrangheta mentre parcheggiava l’auto nel box sotto casa, in zona San Siro. La donna era rimasta sotto sequestro per nove mesi, dall’11 dicembre del 1997 al 4 settembre 1998 quando fu liberta a Locri. Per una tragica coincidenza l’imprenditrice, che era ricoverata da alcuni giorni all’Istituto clinico Humanitas per una malattia grave, è morta poche ore dopo l’arresto di Francesco Perre, l’ultimo componente ancora libero della banda che la rapì. L’uomo, affiliato alla cosca Barbaro, era latitante dal 1999. Il corpo senza vita della donna è ancora nella camera mortuaria della clinica milanese.
Il giorno del rapimento la donna aveva 39 anni. Sgarella era moglie di Pietro Vavassori, proprietario di un’azienda di trasporti internazionali, la Italsempione, e da poco patron della Pro Patria, storica e gloriosa società calcistica di Busto Arsizio. I club di tifosi della squadra hanno pubblicato sul proprio sito Internet un messaggio di cordoglio rivolto al marito della Sgarella, “al figlio Ivan e a tutta la famiglia condividendone il dolore e partecipando al lutto con le più sentite condoglianze”.