Per il secondo anno consecutivo nella fucina di idee e di progetti del MIdA si parla di terremoto. Quasi una fissa che si ripete nel tempo e viene gestita quasi esclusivamente dalla sinistra.
Pertosa – Il terremoto, si sa, è sempre una fabbrica, soprattutto nella gestione del dopo. Ci sono ovviamente fabbriche positive e negative. Nel nostro Paese siamo abituati ad assistere quasi sempre a “fabbriche del terremoto” negative, anche il terremoto dell’Aquila è finito a schifio. Eppure era partito alla grande e tutto lasciava prevedere che non finisse come è finito, tra polemiche ed inchieste giudiziarie. Ho scritto questo solo per far capire come la penso ed il mio scritto è diretto, soprattutto, a chi non mi conosce ancora bene. Il problema, però, è di fondo e necessita affrontarlo con serenità e serietà. Per non cadere in contraddizioni ripeto quello che ho già scritto l’anno scorso in occasione di un’altra grande convention nel MIdA di Pertosa con la presenza, in buona sostanza, di tutti i personaggi di quest’anno (compreso il Governatore Caldoro). A mio modesto avviso non si può insistere sullo stesso argomento con gli stessi soggetti, quasi tutti se non proprio di sinistra, che hanno fatto del terremoto dell’Irpinia del novembre 1980 una sorta di leit-motiv anche della loro storia giornalistica e non soltanto politica ed amministrativa. Lo scrissi l’anno scorso e lo ribadisco ora, mi meravilio che nella solita trappola mediatica ricada anche Stefano Caldoro, che sarà anche bravo a schivare i tranelli ed a rispondere per le rime, ma che rischia inutilmente di scivolare su una buccia di banana. Questo, ovviamente, al di là e al di sopra delle ottime ed impareggiabili iniziative (e meno male che ci sono!!) che le menti del MIdA riescono ad organizzare in una zona depressa e fuori dai percorsi tradizionali della “grande comunicazione”. A distanza di oltre trent’anni continuare a parlare dei guasti terrificanti del dopo-terremoto è come voler fare un discorso antistorico ed immutabile nel tempo, quasi a significare che nel corso degli ultimi trent’anni niente è stato fatto per migliorare le cose al fine di evitare nuovi inquietanti momenti oscuri della nostra repubblica. Io credo invece che dalla “fabbrica del terremoto” dell’Irpinia vengono anche dei segnali di grande interesse decisionale ed organizzativo, e non soltanto mediatico. Il compianto Giuseppe Zamberletti, probabilmente, riuscì con il suo decisionismo a salvare capre e cavoli e l’intero Paese. Prese decisioni storiche come quella, quasi dimenticata, di riconoscere a tutti i morti ed i feriti del terremoto lo “status” di infortunati sul lavoro con conseguenze positive sul piano economico-pensionistico davvero molto interessanti. Così come quella di rimborsare in contanti le spese per il riacquisto delle suppellettili con uno scatto in più se in casa c’era il televisore a colori. Ebbene in tutta l’alta valle del Sele (questo è un mio ricordo professionale!!) ogni casa aveva la tv-color. Incredibile, ma questo ci da anche la giusta lettura di come affrontare l’argomento. Se non si parte anche dalle pessime abitudini culturali delle popolazioni e dal cattivo approccio delle stesse con le istituzioni non si arriverà mai a capire chi siamo in realtà anche noi e perché ogni buona intenzione finisce sempre nel dimenticatoio. Non so di cosa ieri sera si è parlato a Pertosa, io non c’ero, spero soltanto che qualcuno prima di attaccare a testa bassa le istituzioni qualcuno si faccia un sereno e serio esame di coscienza. Tutto il resto verrà da solo. E Naomi dov’è ? A casa sua, credo, o in vacanza in una parte qualsiasi del Mondo. Anche questa è una stranezza tutta italica. Fino a qualche giorno fa tutte le testate giornalistiche, anche le più titolate del Paese, davano per scontato che ieri (si proprio ieri 25 agosto) Naomi Campbell, la venere nera, doveva convolare a giuste nozze nelle Grotte dell’Angelo di Pertosa. Soltanto il sottoscritto ha più volte scritto di una grossa patacca mediatica, nessuno ha ricalcato la mia linea. Meglio così, ieri Naomi non c’era, e per il momento ho avuto ragione. Il tempo, poi, ci dirà tutta la verità.