CSTP: Caro Santocchio, ti scrivo …

Aldo Bianchini

Racconto di un viaggio sul bus n.6 del CSTP con biglietto scaduto da qualche minuto

 

Salerno – Meno male che l’amico, avvocato, Mario Santocchio da qualche mese alla presidenza del cda del CSTP ha come principale avversario il segretario provinciale del PD Nicola Landolfi. Ho pensato proprio questo mentre viaggiavo sul bs n.6 e sul quale ero salito alle ore 12.30 di qualche giorno fa alla fermata di Piazza Vittorio Veneto (di fronte Palazzo Sant’Agostino) per raggiungere Torrione. L’ho pensato perché il pur bravo Landolfi nei suoi sterili attacchi alla figura di Santocchio mette in campo problemi di carattere generale e non scende mai nei particolari, probabilmente anche lui non ha mai preso la cosiddetta “filovia” di Salerno. Filovia che un suo compagno di partito, Giuseppe Colsante, descrive meravigliosamente nel suo ultimo libro “C’era una volta la filovia”. Insomma, come dire, se a Salerno sono state dimezzate le corse non è certo soltanto colpa di Santocchio, anzi ad onor del vero non è proprio colpa di Santocchio ma della crisi economica generale che, prima o poi, doveva pur avere delle ricadute sul nostro territorio e, quindi, sui trasporti. Di colpe Santocchio ne ha e sono tante, ma Landolfi non le conosce perché non gira tra la gente e non prende la filovia a mezzogiorno sotto un sole cocente. Chiarito il mio pensiero, passo a raccontarvi ciò che mi è accaduto. Alle ore 10.55 del 26 maggio, munito del biglietto n. 000254234, salgo a bordo del n.42, a Torrione, e scendo dinnanzi la sezione amministrativa della Corte di Appello in Piazza Malta per sbrigare alcune commesse. Poi a piedi raggiungo la Provincia per altri impegni. Alle 11.55 esco da Palazzo Sant’Agostino e raggiungo la fermata CSTP sul lungomare. L’attesa di un bus utile per Torrione dura fino alle 12.32 (esattamente trentasette minuti), colpa (dicono i viaggiatori in attesa) della riduzione delle corse. Mi preoccupo, perché a quell’ora il mio biglietto è scaduto, poi però decido di salire ugualmente sul primo bus utile (il n.6). Mi sento come un abusivo che viaggia a scrocco mentre il bus si riempie. A quel punto, quasi preso da un irreprimibile voglia di verità, cerco di rendere di pubblico dominio la mia situazione e ne parlo con diversi viaggiatori che dalle risposte sento tutti consenzienti con me in una domanda aperta da rivolgere a Santocchio. Durante il viaggio spero in un provvidenziale controllo per poter manifestare pubblicamente  ed a verbale il mio dissenso; ma non accade. La domanda è questa: se sono state ridotte le corse è normale che i tempi di attesa si dilatino, ed allora perché il biglietto può essere utilizzato sempre nel precedente ambito dei 90 minuti, perché non allungarlo almeno a 120? Possiamo capire la crisi economica, i sacrifici che tutti noi dobbiamo fare in termini di spesa e di attesa, ma se si viene costretti a prolungare senza tempo le invereconde attese sotto il sole cocente sarebbe anche giusto e logico ampliare la durata temporale del biglietto. Semplice no!! Invece le cose semplici sembra che non vengano mai recepite da chi di dovere, a cominciare dallo stesso Mario Santocchio, al quale rivolgo una preghiera personale: “Caro Mario, io ho avuto il coraggio di autodenunciarmi ed ora aspetto un sereno esame della vicenda con gli eventuali provvedimenti del caso con possibilità di un mio ricorso. Mi aspetto, però, che Tu faccia altrettanto e che dopo un sereno esame di coscienza chieda scusa ai viaggiatori tartassati ed ammassati come bestie sui bus del CSTP. Le scuse, quelle che Tu hai affisso sui tabelloni degli orari (che tanto hanno fatti adirare l’incauto Landolfi) non bastano”. So già che Mario risponderà che non dipende da Lui o soltanto da Lui, perché in mezzo c’è la questione dell’Unico e dei Sindacati, ma la gente aspetta risposte, serie, concrete e ravvicinate. Soprattutto sotto il cocente solleone di questi giorni.

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