Ho raccolto questa espressione girando per le strade della cittadina dell’agro dopo le note vicende giudiziarie
Pagani – Mentre passeggiavo in Piazza Municipio a Pagani, l’altra sera, un signore ha esclamato a viva voce: “Finalmente Pagani è stata liberata dalla monnezza!!”. Incuriosita dall’atteggiamento del viandante e constatando che enormi cumuli di immondizia giacevano ai lati della piazza e nelle strade adiacenti ho ribadito: “Scusi ma la cosiddetta monnezza è ancora tutta qui!!”. Per nulla spiazzato il panciuto paganese ha prontamente precisato: “No, signora….Pagani è stata liberata, la monnezza sta tutta dentro….quella che vedete per terra non puzza, è genuina!!”. L’allusione perentoria alle patrie galere non ammetteva più repliche. Possibile mi sono chiesta allontanandomi che una città così bella ed accogliente debba essere, da sempre, in balia della bande camorristiche o, peggio ancora, delle collusioni tra politica e malavita organizzata. Mi sono fermata al bar proprio di fronte al comune e mentre pensavo, tra me e me, a quello che poteva essere la città e che per colpa di pochi non è stata, anzi è stata proiettata sui grandi net-work del Paese come una delle città più inquinate dalle infiltrazione della malavità, ecco apparire una piccola scena diversa ed apparentemente decontestualizzata da tutto quello che nell’immaginario collettivo è stato proiettato su Pagani e la sua gente. Una coppia, non di sposi novelli ma di sposi al venticinquesimo anniversario della loro unione, che uscita da pochi minuti dalla chiesa della Madonna delle Galline gironzolava per la piazza in attesa di parenti ed amici per il rituale scambio di auguri. Carolina e Stefano, una coppia collaudata e cementata dagli anni trascorsi insieme, due figli Giovanni e Enzo che rappresentano il fiore all’occhiello per mamma e papà. Una storia bella e semplice al tempo stesso, quella di Stefano e Carolina. Pensate che venticinque anni fa convolarono, dopo un breve fidanzamento, a giuste nozze proprio nel periodo in cui i più famosi Carolina (principessa di Monaco) e Stefano Casiraghi (deceduto giovanissimo mentre pilotava un motoscafo da gara) pronunciarono il loro “si” davanti alle telecamere di mezzo mondo. I nostri Carolina e Stefano, invece, dovettero accontentarsi di un fotografo e di un cineoperatore, del parroco di Pagani e del successivo pranzo con parenti ed amici. Ma i nostri sono ancora qui a festeggiare il loro venticinquesimo anniversario, con i due figli a fare da testimoni di nozze confermative, proiettati verso tappe più lunghe a garanzia di una vita ancora tutta da vivere insieme. Ebbene, mi sono detta, la Pagani che vorrei è anche questa, è soprattutto questa, fatta di felicità e di semplicità. I complotti, la politica, la malavita organizzata e non, la monnezza per strada, sono tutte cose lontanissime dalla stragrande maggioranza dei cittadini paganesi. La vera Pagani, a mio avviso, è quella dove uomini e donne, come Stefano e Carolina, si scambiano ancora dopo venticinque anni affettuosità e carezze ed anche gli anelli per promettere l’uno all’altra amore e fedeltà almeno per i prossimi venticinque anni per insegnare ai propri figli, ed alle generazioni future, il senso della giustizia e della legalità. Mi congratulo con loro e li lascio alla loro felicità non senza aver prima chiesto il permesso di fotografarli per immortalare, sullo sfondo del palazzo di città, la speranza della Pagani che vorrei, per tutti.
Ne devo desumere che la “monnezza” reale (quella che s’accumula e non puzza) è una realtà con cui si convive pacificamente industriandosi nel contempo a pretendere e protestare che il resto d’Italia si faccia carico di prendersi la monnezza prodotta dai Campani. Lo trovo sbalorditivo… Questo cittadino è poi davvero ottimista se pensa che la “monnezza” virtuale con cui definisce la società parallela con cui la Campania convive dalla formazione del Regno d’Italia venga messa fuori gioco riempiendo le patrie galere. Lo trovo sbalorditivo …
Sbaglio se fu proprio la camorra a volere l’annessione al Regno d’Italia mentre i “briganti” lottavano contro i Piemontesi? Evidentemente la camorra ha fiutato l’affare (e ci marcia a tutt’oggi tramite i politici) mentre i poveri “Carmine Crocco e Co.” sono stati massacrati e mostrati come bestie con il bersagliere che tiene dritta la testa dopo la scarica di piombo.
Trovo sbalorditive le contraddizioni dei Campani gentile Autrice. Sono un fatto unico e degno di una analisi sociologica. Apprezzerei qualche suo articolo su queste manifeste contraddizioni.
Cordialmente
Roller