Cambio di palinsesti e di conduttori nella tv pubblica che apre ai giovani
Adesso ci siamo. Era ora. La tv pubblica si rinnova. Dove non hanno potuto i flop dei programmi, i dirigenti, i consigli di amministrazione, i direttori generali o i direttori di rete, c’è riuscita la democrazia. Quella semplice parola, che nessuno utilizza ma che alla fine vince sempre in maniera ovviamente democratica, ha smantellato l’impero di piccoli, medi e grandi (si fa per dire!!) giornalisti e conduttori televisivi, soprattutto della tv pubblica. I grandi nomi dei bidonati ormai non si contano più: Simona Ventura, Michele Santoro, Fabio Fazio, Roberto Saviano, Lucia Annunziata, solo per citarne alcuni. Ma anche nomi di secondo piano come quello di Caterina Balivo (che cominciava ad alzare troppo prepotentemente la testa), Paola Perego e tanti altri, per intenderci. Tutta gente che, entrata in Rai non si sa bene come e perché, ha subito approfittato della totale confusione che regna da decenni nell’azienda statale per invocare e proclamare indipendenza e autonomia dai partiti e dal governo i quali sempre in conflitto tra loro hanno perso da anni il controllo dei palinsesti, dei programmi, degli autori e dei conduttori. Nessuno vuole capire che la libertà”, anche quella di stampa, non è un diritto ma una conquista che deve essere rinnovata giorno dopo giorno. Parlando di Santoro e della libertà stampa il direttore editoriale de “Il Giornale” Vittorio Feltri ha testualmente scritto: “”Occorre conquistarsela giorno per giorno con la credibilità, sapendo che non siamo su Marte bensì sulla Terra, dove le persone che lavorano, non solamente nel campo dell’informazione, sono costrette a scendere a compromessi, a driblare ostacoli, a conciliare le esigenze personali e di carattere deontologico con la realtà…….. In posti diversi dall’ente radiotelevisivo di stato, cioè nelle aziende che non riscuotono il canone, o ci si attiene alle regole di mercato, e si rinuncia a tenere in piedi saldamente piantati sulle nuvole, o non si entra””. Le regole appunto, queste benedette regole che nessuno vuole rispettare soltanto quando si lavora, come diceva Feltri, in un ente che negli ultimi decenni è divenuto lento, elefantiaco e attraversato da poteri consolidati e contrapposti, come quello dei giornalisti e dei conduttori. Un ente in cui ogni decisione in fatto di velocità è distante mille miglia dalle esigenze del mercato e della vita globale. Di questo hanno approfittato i tanti conduttori che oggi trovano enormi difficoltà ad accasarsi altrove per poter ripetere quelle che loro pensavano essere le uniche verità di un mestiere difficilissimo. Detto modo di fare ha portato questa gente lontanissimo dalla realtà inducendola a pensare che raccontare la cronaca quotidiana in un solo senso e con una sola lente d’ingrandimento potesse portarli all’immortalità (televisiva, s’intende!!). Invece fuori dai cancelli di Saxa Rubra c’è tanta brava gente, tutta giovanissima, con tanta professionalità e in grado non solo di surrogare le prerogative dei miti e dei divi del piccolo schermo, ma anche di assicurare una informazione più equilibrata e sotto certi aspetti ancora più libera. La libertà non è soltanto (o non è affatto!!) quella di poter parlar male del potente di turno ma anche, se non soprattutto, quella di poter parlar male ma anche bene del potente di turno. Questo Santoro e compagni non l’hanno capito o non l’hanno voluto capire perché “il grasso era arrivato al cuore” (vecchio proverbio non si smentisce mai) e sono miseramente caduti. In tanti ricorderanno che dopo l’uscita di Mentana da Mediaset tutti dissero che Matrix sarebbe finita, invece Alessio Vinci colui che avrebbe dovuto affossarla l’ha definitivamente rilanciata verso successi insperati, e lo ha fatto raccontando semplicemente la realtà, togliendo i veli ai fatti e le veline alle idee, e parlando male ma anche bene del potente di turno. Non so a quanti potrà interessare ma sempre in tema di libertà di stampa vi racconterò, in una prossima occasione, la verità sulla chiusura e sul fallimento di Quarta Rete, la tv locale che ho diretto per tantissimi anni. Un esempio reale di come la libertà di stampa è stata affossata dal potente di turno.