Tutta colpa del punteruolo rosso, dicono gli esperti; ma c’è di più !!
Salerno – Ci sono voluti più di sessant’anni per comporlo pezzo dopo pezzo. Il lungomare di Salerno, onore e vanto nazionale, sta morendo sotto i colpi del famigerato “punteruolo rosso” che in pochi mesi ha costretto le autorità comunali ad abbattere circa novecento palme. Un disastro ecologico bello e buono consumatosi sotto gli occhi di tutti e, perché no, anche sotto le zampette devastanti di migliaia e migliaia di ratti che infestano i giardini, proprio quei giardini che il compianto Alfonso Menna, sula scia dei consigli del suo fedele Felice Marotta, curava certosinamente giorno dopo giorno. Ma cos’è il punteruolo rosso? Scientificamente è chiamato “Rhynchophorus Ferrugineus”; è un coleottero curculionide, originario dell’Asia, micidiale parassita di molte specie di palme. A seguito del commercio di esemplari di palme infette la specie ha raggiunto negli anni ottanta gli Emirati Arabi e da qui si è diffusa in Medio Oriente (segnalata in Iran, Israele, Giordania e Territori palestinesi) ed in quasi tutti i paesi del bacino meridionale del Mar Mediterraneo. Le prime segnalazioni in Italia risalgono al 2004, a Salerno un paio di anni fa. La causa della rapida diffusione è principalmente il commercio di esemplari di palma infestati dall’insetto e non riconosciuti tali; ma anche l’involontario trasporto del coleottero dalle zone esotiche fino in Italia. Per quanto riguarda la nostra città la storia potrebbe essere completamente diversa. I tecnici e gli studiosi avrebbero stabilito che la specie di “punteruolo rosso” che ha devastato il lungomare salernitano proviene, quasi certamente, dalle Isole Canarie in pieno oceano Atlantico; mentre in tutte le altre zone d’Italia è arrivato dagli Emirati Arabi, Iran, Giordania, Israele e Palestina. Assodato questo dato scientifico, la prima domanda viene di conseguenza: “Ma come è arrivato il punteruolo dalle Canarie proprio a Salerno?”. Sembra difficile che sia arrivato per le vie aeree naturali, quindi qualcuno o qualcosa l’ha portato. Nelle Isole Canarie, amici lettori, molti salernitani (quasi tutti appartenenti alle cosiddette “grandi famiglie”) hanno casa privata ( da semplici appartamenti a splendide ville!!) dove amano trascorrere le vacanze, ed anche più, al riparo di occhi indiscreti. Molti altri salernitani, meno ricchi, vanno alcune volte all’anno per brevi vacanze, anche per qualche fine settimana, scendendo nei tanti prestigiosi alberghi tropicali. Molti di questi ricchi hanno anche il vezzo degli animali da camera (cani, gatti, ecc.) che esibiscono come trofei e status simbol. Ebbene, a questo punto, il gioco è fatto. Molto semplicisticamente il coleottero, che nella sua forma primitiva è molto resistente, si attacca a qualche animale o a qualche bagaglio e viaggia fino a Salerno. Il passaggio sul lungomare è stato, poi, facile; da lì l’inizio della distruzione di uno dei lungomari più belli d’Italia. Assurdo solo pensare che, per colpa di questi “strafottenti” ricconi, la gente comune di Salerno deve perdere il suo tanto agognato lungomare. Cosa fare a questo punto. Per la sopravvivenza delle palme poco o niente, i trattamenti sono stati fatti in ritardo perché in ritardo è stato individuato il dannosissimo coleottero. L’Amministrazione Comunale, però, qualcosa potrebbe farla. Innanzitutto approfondire le ricerche scientifiche fino alla certezza della provenienza del punteruolo, poi censire tutte le famiglie o società con proprietà immobiliari e tutti gli abituali frequentatori delle Isole Canarie. Infine imporre a tutti una sorta di risarcimento danni anche simbolico ma significativo: pulizia a turno dei viali del lungomare, ad esempio. A meno che non si scopra che il punteruolo è arrivato a Salerno a seguito dell’acquisto di piante già infette; in quest’ultimo caso sarà necessario risalire alle ditte fornitrici e punirle severamente imponendo loro la ricostruzione del lungomare. Se il sindaco della gente blaterasse di meno e operasse di più anche in queste cose, forse ci rimetteremmo di meno tutti quanti.
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